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Una poltrona (da capo) per due Nuova sfida Boccassini-Spataro

Una poltrona (da capo) per due Nuova sfida Boccassini-Spataro

Nelle vite parallele di Ilda Boccassini e Armando Spataro, forse i pubblici ministeri milanesi più noti al grande pubblico, si annuncia una nuova sfida. Entrambi vogliono lasciare Milano. Entrambi ritengono che sia venuto per loro il momento di prendere le redini di una grande Procura. E così le loro mire convergono su una stessa poltrona: quella di procuratore capo a Firenze. Una delle cariche più prestigiose d'Italia nei ruoli della pubblica accusa.
É una sfida interessante, perché ripropone una rivalità che si trascina da oltre vent'anni. Da quando la Boccassini e Spataro, entrambi pm dell'Antimafia milanese, entrarono in rotta di collisione sulla gestione di alcuni pentiti. A fare da arbitro fu il capo della Procura, Francesco Saverio Borrelli.
E la decisione fu tutta a favore di Spataro: la dottoressa con i capelli rossi dovette lasciare il pool, gravata da giudizi severi del procuratore, e - appena terminato il processo Duomo Connection - lasciò Milano per la Sicilia. A Milano, Spataro proseguiva intanto la sua carriera, conducendo grandi inchieste sul crimine organizzato, e poi venendo eletto al Consiglio superiore della magistratura come leader della corrente sindacale da lui stesso fondata. Finito il mandato, tornò a Milano e divenne procuratore aggiunto.
Alla attenzione di Spataro per la vita interna delle correnti in toga, la Boccassini ha sempre contrapposto un totale disinteresse per queste faccende. Dopo avere abbandonato polemicamente Magistratura democratica, poi ha strappato anche la tessera dell'Associazione nazionale magistrati. Una linea che l'ha penalizzata parecchio nella carriera interna, facendole sudare non poco la conquista della carica di procuratore aggiunto.
Ma poi i ruoli si sono invertiti: Spataro, conclusa l'inchiesta Abu Omar sui servizi segreti, è ritornato semplice pm, si è autoesiliato a Lodi, anche per evitare incompatibilità con il figlio che fa l'avvocato a Milano, ed è uscito progressivamente dai riflettori dei media. La Boccassini è invece tornata una stella di prima grandezza, grazie alle inchieste antimafia e soprattutto ai processi a Berlusconi. Entrambi si sentono maturi per il grande salto. Alla Boccassini sarebbe piaciuta la poltrona di procuratore a Reggio Calabria, lasciata libera da Giuseppe Pignatone, ma non aveva l'anzianità necessaria; a Spataro era gradita anche la procura di Torino, ma al pensionamento dell'attuale titolare Giancarlo Caselli manca ancora troppo tempo.
Così entrambi si sono concentrati su Firenze, dove il procuratore attuale Giuseppe Quattrocchi si prepara alla pensione. É una poltrona ambita, per la quale il Consiglio superiore della magistratura ha già ricevuto cinquanta domande. La Boccassini come anzianità non è messa molto bene, diciottesimo posto. Spataro è più anziano di lei sia per anagrafe (1948 contro 1949) che per ingresso in magistratura (1975 contro 1978).

É ben vero che da tempo l'anzianità ha smesso di essere un criterio dominante di scelta per i concorsi dei magistrati. Contano esperienze e caratteristiche. Ma sono proprio queste, secondo il tam tam romano, a dire che alla fine vincerà Spataro.

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