Porta di Expo, apertura triste Pisapia fugge, arrivano fischi

L'immagine più desolante è quella di Giuseppe Sala che assiste giù dal palco all'avvio della festa per il padiglione numero uno di Expo. Sopra, ci sono gli chef stellati e il capo della comunicazione, nessuno delle istituzioni. E non lui. L'Expo Gate per un anno accoglierà in largo Cairoli eventi e mostre e nei 6 mesi dell'evento i milioni di turisti in arrivo per informazioni sull'Esposizione e i percorsi turistici in città. Il primo padiglione, piazzato simbolicamente proprio al centro di Milano e non a Rho-Pero, doveva lanciare a un anno di distanza la volata finale ai lavori per la piastra. Le vicende giudiziarie hanno rovinato lo show, sollevato dubbi sui tempi di realizzazione, si inizia a parlare d un ridimensionamento. Sala doveva essere il protagonista della giornata. Il commissario unico di Expo ha il volto tirato. In piazza Castello assiste a un film completamente diverso da quello immaginato solo qualche giorno fa, prima dello scandalo sulle tangenti e dell'arresto del suo braccio destro Angelo Paris. Non rilascia dichiarazioni, aspetta l'arrivo del premier Matteo Renzi martedì prossimo a Milano per esprimersi diffusamente. Sindaco e governatore gli hanno garantito la fiducia, si saprà dopodomani se ha ancora la forza di stare alla cabina di comando. Anche Diana Bracco, commissario del Padiglione Italia e nel board di Expo dalla prima ora, dalla vittoria dell'ex sindaco Letizia Moratti e del primo cda con presidente Lucio Stanca, e unica autorità che alla vigilia della festa aveva garantito la presenza, spiega solo che è lì «per essere vicina a chi lavora e far capire alla gente cosa sarà l'evento». Stop. Non ci sono Giuliano Pisapia e Roberto Maroni. Non erano attesi altri esponenti delle istituzioni e arrivano invece il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris, gli assessori comunali Pierfrancesco Maran, Pierfrancesco Majorino, Filippo Del Corno, il vicepresidente dell'aula Andrea Fanzago (Pd). Per la Regione, il sottosegretario Expo Fabrizio Sala. «L'inchiesta farà il suo corso ma pensare che riguardi solo Expo è parziale, e sull'evento lavorano tante persone perbene, alla fine sarà un segno di legalità e trasparenza. Non c'è bisogno di accorciare il programma, ma di fare bene» afferma il vicesindaco. Prima di arrivare aveva affidato a Facebook un lungo sfogo (contro «i giornali che non distinguono chi amministra bene, contro chi oggi si mette in cattedra, chi dichiara di rinunciare a lavorare in organismi importanti di controllo, chi smette di crederci e guardare oltre»). Anche per il Sala sottosegretario «ora bisogna andare avanti con tutte le forze, Expo sarà l'immagine dell'Italia».
La festa inizia alle 17.30 con una parata da San Babila con rulli di tamburi, majorettes con le bandiere Expo e 2mila palloncini a forma di fumetto distribuiti ai bambini. La gente osserva, partecipa (ma non c'è la folla), discute delle inchiesta e si divide. Si divide anche sulle due piramidi di acciaio disegnate dall'architetto Alessandro Scandurra. Il Gate apre alla folla solo alle 19, gli operai devono sistemare i fili della corrente. Una ventina di No Canal alzano i cartelli e distribuiscono volantini. Su uno c'è scritto: «Progetto vie d'acqua, uno scolo che puzza di mafia». Un comitato chiede invece «apertura dei Navigli». C'è chi indossa lo slogan «salviamo la fauna selvatica» e chi «salviamo il pianeta «dai “grassi“ in eccesso: fuori la mafia».

Ma persino le contestazioni sono sottotono. Più infuriato Pier Galli di Confcommercio che ci mette 50 minuti in auto per raggiungere il Gate. Evviva la nuova isola pedonale. Lo show continua con il piatto dei superchef e la musica dei dj.

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