Maria Porro, presidente del Salone del Mobile. Milano ci risponde dall'auto mentre sta andando a fare un ultimo sopralluogo alle installazioni. Che effetto le fa?
«Siamo stupiti tutti del grande lavoro che hanno fatto le aziende, anche per le presentazioni che stanno costruendo. C'è grandissimo impegno, grandissima voglia di partecipazione e questo è un segnale davvero importante».
Lo scorso aprile il board del Salone del Mobile e di Federlegno arredo discutevano sull'opportunità di fare un'edizione di settembre. Quale bilancio di quella scelta?
«Penso che sia stato importante e fondamentale fare Supersalone per dare un segnale di ripartenza. Anche la formula che abbiamo scelto allora è stata corretta sia in termini di investimento che di impegno delle aziende. È stato un evento molto forte e ha dato alla stessa struttura del Salone la consapevolezza di essere in grado di fare cose nuove in tempi complessi. Lo stesso vale per le aziende che si sono confrontate con un format diverso e un nuovo modo di comunicare. È chiaro che è un'altra cosa rispetto al Salone che apre domani».
Come sarà?
«Qui c'è un intero settore rappresentato, la qualità delle aziende è altissima anche perchè veniamo da due anni di assenza. Vedremo un'edizione molto densa di contenuti: la casa è stata al centro delle riflessioni di tutti e questo ha stimolato le aziende a riflettere sul ruolo dell'arredamento. Poi torniamo ad avere un evento di dimensioni globali: ce lo dicono il numero degli espositori, per il 27 per cento esteri, e i primi dati della biglietteria: avremo visitatori da Corea Stati Uniti passando per tutta l'Europa, il Sud est asiatico, e gli Emirati Arabi».
L'ultima edizione aveva fatto il record di visitatori, che attese avete?
«Non ci aspettiamo assolutamente il record, ma un numero decisamente inferiore di presenze anche perchè siamo in un contesto internazionale estremamente complesso e in un momento di ripresa del viaggio. Il nostro sforzo si concentra sulla qualità dei visitatori, questa è la nostra priorità».
In questa sessantesima edizione la tecnologia entra in maniera importante con una app...
«Abbiamo iniziato a lavorare alla piattaforma digitale un anno fa. L'app fornisce supporto al visitatore aiutandolo a orientarsi all'interno della manifestazione, permette l'acquisto dei biglietti e fornisce una serie di informazioni utili, dà inoltre la possibilità di seguire le dirette di tutti gli eventi. Agli espositori permette di prendere contatto con il visitatore scansionando il biglietto di ingresso, prendere un appuntamento allo stand e quindi organizzare in anticipo l'agenda oltre a dare la possibilità di creare meeting virtuali ed eventi digitali».
In cos'altro questo Salone è diverso dall'edizione pre Covid?
«Penso che sia importante tutto il lavoro che abbiamo fatto per garantire la migliore esperienza di visita possibile, dall'organizzazione del tour al lay out. Abbiamo creato delle aree di ristoro con Identità Golose anche per chi non ha la possibilità di gestire il catering internamente e zone di riposo con Compasso d'oro. Così la scelta di dedicare 1400 metri quadrati alla sostenibilità ribadisce la natura della Fiera di essere un momento di business, ma anche di cultura. Il Salone ha una voce molto forte e se può usarla per accelerare dei processi virtuosi penso sia il momento di farlo».
Come ha inciso la guerra nell'organizzazione dell'allestimento?
«È un momento molto complesso: la scarsità e il costo delle materie prime hanno rappresentato una problematica forte che ha interessato anche gli allestitori, oltre alle aziende nella realizzazione dei nuovi prodotti. L'associazione degli allestitori ha saputo fare sistema durante la fase preparatoria. Poi c'è il tema dell'assenza dei visitatori del mercato russo soprattutto per le aziende che hanno uno stile più classico e per il settore deluxe. Non ci siamo arresi e abbiamo lavorato per attrarre mercati alternativi: abbiamo lavorato su India, Arabia Saudita ed Emirati Arabi. Abbiamo tenuto rapporti con Confindustria italiana in Ucraina che avrà uno spazio in Fiera per mantenere attivo il dialogo con aziende in grandissima difficoltà, con l'idea che il Salone possa continuare a essere un costruttore di ponti».
È la seconda grande crisi che il Salone incontra negli ultimi due anni. Cosa avete imparato?
«Ad avere saldi i valori del Salone, ad ascoltare le aziende e i nostri interlocutori e a inventare e creare strade nuove per portare avanti quella che è la missione del Salone: offrire un servizio a un intero settore».
Come vede il Salone a giugno rispetto ad aprile?
«Pensiamo che sia stata una scelta corretta vista la situazione in cui eravamo, presa con largo anticipo e questo ha permesso alle aziende di organizzarsi anche sul fronte della scarsità di materie prime. In più questa settimana consente alla città di usufruire di tutti gli spazi outdoor. È chiaro che aprile è la finestra più corretta rispetto al calendario delle fiere internazionali e al timing per le presentazioni».
Il Supersalone di settembre aveva la valenza simbolica di mostrare al mondo la capacità di andare avanti dopo la pandemia. Che valore si può attribuire a questa edizione?
«Essere la bandiera della qualità e della bellezza.
Qualsiasi sia il cigno nero che ci troviamo ad affrontare la qualità e la bellezza hanno un valore. Così la possibilità per le aziende di raccontare la propria storia: questo ha valore, così come il lavoro che c'è dietro. Ma il Salone è imprescindibile anche perché porta il mondo a Milano».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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