Antropologa italo-somala, candidata col Pd, chi è Maryan Ismail?
«Sono nata Mogasdiscio nel '59, figlia di un diplomatico, scuole italiane, laurea in Lingue orientali. In Italia da 35 anni, la mia famiglia fu fra le prime a ottenere lo status di rifugiati politici».
Oggi un fenomeno di massa...
«Sicuramente un problema. La burocrazia ingolfa e blocca».
Milano nella sua vita?
«Sono sposata con un milanese. A Milano faccio politica dal 1990, iniziando con Amnesty. Ero nei Verdi e fatto parte della consulta per la legge Turco-Napolitano. Sono sempre stata di sinistra».
Oggi per cosa si batte?
«Sono una vecchia socialista somala, figlia di quel periodo, modello per l'intera Africa. Credo nell'emancipazione, nella laicità, nei diritti, nel progresso che la società e la globalizzazione chiedono. Le mie battaglie sono lineari. Per la tutela della donna, oggi le unioni civili».
Lei musulmana fa «ticket» con l'ex vicepresidente della Comunità ebraica, Daniele Nahum.
«Sì c'è possibilità di votare così e non abbiamo mai avuto dubbi. Il circolo Pd città-mondo si è occupato di temi specifici come il Leonka, gli scali ferroviari, i profughi e la moschea».
Una sua intervista al Giornale, sulle moschee, mesi fa provocò grandi discussioni nel Pd.
«Parlo da cittadina, non posso tirarmi indietro dalla mia idea: un luogo condiviso, aperto a tutte le comunità, che riconosca un certo ruolo della donna e separi religione e politica».
Il piano comunale è fermo.
«Una pausa di riflessione per proporre soluzioni diverse. Serve un ragionamento col Comune e la Regione, perché ci aiuti a costruire un luogo necessario. Che islam possono imparare i giovani pregando in magazzini e garage come catacombe? Centri come Coreis e via Padova possono diventare eccellenze del dialogo».
Sala è d'accordo? E Parisi...
«È solo buon senso, il prossimo sindaco non può che accettarlo. Sala certo non è lontano, Parisi è intelligente e concreto».
Nelle liste del Pd c'è la responsabile cultura del Caim, Abdel Qader. Cosa vi divide?
«Io sono laica, credo nel dialogo, non penso che sia diversa in questo. Il mio islam è sufico, africano, con tradizioni matriarcali. Lei è una musulmana completa, io no. Non porto il velo, in alcune cerimonie il fazzoletto perché fa pendant con l'abito. Non sono certo ortodossa o vicina a quell'area di ortodossia che lei rappresenta».
Se eletta, di cosa si occuperà?
«Di profughi, case popolari, lavoro, periferie. Vorrei superare il prima gli italiani. Dico: prima le persone, con grande attenzione agli italiani, lavorando insieme».
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