Il posto a un rom costa 165mila euro

La denuncia della Consulta: "È la cifra spesa dal Comune per trovare un impiego a un nomade". In un anno collocati in 9

Il posto a un rom costa 165mila euro

«Non resteremo in silenzio». I rom avvertono le istituzioni: se non si farà qualcosa per migliorare le loro condizioni, sono pronti a «mostrare il vero volto di Milano ai venti milioni di turisti in arrivo per l'Expo». E intanto annunciano una prima iniziativa: ad aprile partirà nelle città italiane una raccolta firme per chiedere il riconoscimento dei rom come minoranza. Intanto però c'è la situazione di Milano dove proprio la questione dei campi nomadi è stata fin dalla campagna elettorale uno degli impegni dell'allora candidato Giuliano Pisapia. Non è andata come molti (soprattutto tra i rom) avevano sperato, convogliando a sinistra speranze e probabilmente anche un po' di voti.

Perché, si scopre, il Comune ne ha trasferiti molti nei centri di accoglienza dove dovrebbero essere aiutati a inserirsi nella società, ma «fino ad ora, stando a quanto dice l'assessore Granelli, hanno trovato un lavoro solo a nove – spiega Dijana Pavlovic, portavoce della Consulta Rom e Sinti –. Se dividiamo i 5 milioni e 600mila euro spesi dal Comune per la questione rom, ognuno di quei posti è costato 165mila euro». E «anche noi saremmo d'accordo con Salvini sull'idea di chiudere i campi, anche perché cosa sono i campi e chi ci guadagna si è capito molto bene dall'inchiesta Mafia Capitale, ma anche perché sono il frutto di scelte politiche di decenni fa, quando si davano le case popolari ai cittadini italiani emigrati del Sud, ma non agli italiani di etnia rom – prosegue Pavlovic – Ma se ci fossero politiche funzionanti create prima, io ho paura che lui voglia semplicemente arrivare con le ruspe». E a Milano, dove il 14 aprile la Consulta incontrerà l'assessore Cappelli, ormai siamo a un passo dall'Expo: «Arriva e la città deve essere pulita dagli zingari e venti milioni di persone verranno a vedere questo festival di slow food, ma non è la nostra città: l'amministrazione spende milioni per nascondere sotto il tappeto i rom, perché in quei mesi non ci devono essere baraccopoli, ma dopo cosa succederà? – chiede Pavlovic -. Intanto nei campi regolari ci sono le fogne che esondano e nessuno fa niente». I problemi sono tanti per la comunità rom e sinti: un'alta mortalità, solo il 3 per cento supera i 60 anni, la disoccupazione è del 93 per cento. E poi c'è una cultura del disprezzo nei loro confronti che dura da 800 anni, secondo l'europarlamentare Soraya Post: «Io stessa sto combattendo perché il parlamento europeo inizi a usare la parola antizingaresimo, un fenomeno presente in tutta Europa, creato da tutti gli attori della società come la Chiesa, Pubbliche Amministrazioni, Leonardo da Vinci, Giuseppe Verdi. Tutti hanno contribuito a creare stereotipi come l'immagine della donna rom sensuale e adesso le nuove generazioni hanno assorbito quelle idee: un lungo processo di disumanizzazione di rom e sinti, pensate che nella civilissima Svezia fino a poco tempo fa le donne di questa etnia venivano sterilizzate. Per cui nessuno si sente male se ne maltratta uno e anche politici come Buonanno o Beppe Grillo in tivù possono dire qualunque cosa senza che nessuno reagisca. Dobbiamo parlare della crisi della democrazia e non a caso fascisti e nazisti stanno cercando di prendere il potere attraverso il voto come già successo negli anni Trenta».

Per Anita Sonego (Federazione della sinistra), la discriminazione contro i rom viene dall'incapacità di valorizzare i lavori che sapevano fare. «Siamo pienamente d'accordo con questa raccolta firme – precisa Basilio Rizzo, presidente del consiglio comunale – perché appoggiamo qualunque iniziativa democratica».

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