Filo diretto tra Milano e Roma ieri durante la celebrazione del 167° Anniversario dalla fondazione della Polizia di Stato. Non era mai successo. Non era neanche mai accaduto però che un ex terrorista del calibro di Cesare Battisti, condannato a quattro ergastoli per quattro omicidi e reati di natura eversiva venisse rintracciato e arrestato dopo 37 anni di latitanza in un altro continente grazie al lavoro e alla professionalità dell'Antiterrorismo della Digos di Milano. Così, nelle stesse ore in cui a Milano, sul palco del teatro Giorgio Strehler Nunzia Gatto, avvocato generale di Milano, conferiva l'encomio solenne per le sue capacità investigative al commissario capo della Digos Giovanni Di Biase, l'uomo che il 12 gennaio ha materialmente catturato a Santa Cruz della Sierra, in Bolivia, il terrorista dei Pac, a Roma, altri membri della stessa squadra - il vice ispettore Ivan Pavesi, il sostituto commissario Nadis Tomaselli insieme al capo dell'Antiterrorismo e vice dirigente della Digos di Milano, il vicequestore Cristina Villa - stavano ricevendo la promozione per merito straordinario dal capo della polizia Franco Gabrielli.
Tornando sotto la Madonnina, la festa è stata parca nei tempi ma particolarmente significativa e schietta nei contenuti. Il neo questore Sergio Bracco, arrivato da due settimane, nel suo discorso, ha evidenziato le attività e i risultati raggiunti dai poliziotti delle Volanti per il quotidiano impegno nel controllo del territorio, i numerosi arresti eseguiti dalla squadra mobile e il molteplice lavoro svolto dalle varie articolazioni della questura.
I dati sull'attività di contrasto al crimine del 2018 «sono positivi - ha sottolineato il questore durante il suo intervento - perché il fatto di poter vantare un calo dei reati è importante per tutta Milano. Poi si aggiunga che a fronte di questo calo di reati, c'è stato un incremento dell'attività di contrasto quindi per quanto ci riguarda è stato un anno positivo». Comprensibilmente commosso l'intervento del neo direttore centrale dell'Anticrimine Francesco Messina che ha definito Milano «una città che corre. Sono in polizia da 32 anni, ma è qui che ho la mia casa, la mia famiglia» ha sottolineato con affetto questo «sbirro» di lungo corso. Che in città ha ricoperto i più svariati incarichi di valore, cominciando la sua carriera nel 1987 alla Sezione omicidi della Squadra mobile, quindi all'«Antirapine», per poi diventare capo settore alla Dia, vice dirigente alla Criminalpol Lombardia ed è stato infine anche dirigente della Squadra mobile.
«Sono certo - ha concluso dal palco il direttore generale dell'Anticrimine prima di salire sul palco per consegnare un riconoscimento a un vice sovrintendente delle Volanti per meriti straordinari - che anche in questa fase
di cambiamento della polizia, Milano sarà al centro dell'attenzione del Dipartimento e la questura saprà progredire ancora di più. Milano mantenga sempre questa capacità di correre e innovarsi: è importante per l'Italia».
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