Il presidente lombardo minaccia la sinistra e procede con la riforma

«Voglio ringraziare l'opposizione per la mozione di sfiducia. In momenti di difficoltà come questo, non c'è modo migliore per ricompattare la maggioranza». Non ha dovuto fare grandi sforzi il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni per rigirare la frittata e trasformare l'attacco di Pd e Cinque stelle in un punto di forza della coalizione. La mozione di sfiducia, presentata ieri in Consiglio regionale, è infatti stata bocciata con 47 no, 30 sì e un non partecipante. La sinistra ha chiesto le dimissioni del presidente e lo scioglimento della giunta dopo l'arresto del vice della Regione Mario Mantovani e dopo le indagini a carico dell'assessore al Bilancio Massimo Garavaglia e dello stesso Maroni. Prima che iniziasse la seduta del Consiglio regionale, i consiglieri 5 Stelle hanno anche protestato davanti al Pirellone, mostrando un cartello con scritto «Onestà» e brandendo delle scope. Ma non sono riusciti nell'intento.

Anzi, la discussione è stata un'occasione per Maroni per dire chiaro in aula, a mo' di minaccia, che «non ci sono tangenti pagate dalla sanità lombarda, è un sistema sano e d'ora in avanti chiunque assocerà sanità lombarda e tangenti sarà chiamato a rispondere legalmente perché questa è una falsità». Per il presidente della Regione la coalizione che lo sostiene «ha saputo trarre da questa vicenda la forza per rilanciare l'azione di governo e la prospettiva politica di una maggioranza eterogenea», che «si è data l'obiettivo comune di riproporre la coalizione che governa la Regione Lombardia anche fuori».

«Maroni - ha accusato dai banchi del Pd il primo firmatario della mozione Alessandro Alfieri- si era candidato annunciando che avrebbe riportato trasparenza e legalità in Regione Lombardia, e che mai più si sarebbero verificati scandali giudiziari: l'incapacità politica di Maroni di rompere con il passato però è ora sotto gli occhi di tutti, a partire dal sistema dei controlli e dall'invadenza della politica nelle nomine dei direttori generali della sanità». Il consigliere Pd Fabio Pizzul ha fiutato la strategia della maggioranza: «Governano la Lombardia ma pensano al modo in cui prendersi Milano».

In fase di dichiarazione di voto, il capogruppo del Pd Enrico Brambilla ha invitato la maggioranza «a fare almeno un po' di autocritica, perché se da una settimana i guai giudiziari di Regione Lombardia sono sulle pagine di tutti i giornali non è certo solo per colpa della magistratura». Il capogruppo del movimento Cinque stelle Dario Violi ha sottolineato come «rispetto alla precedente legislatura non ci sia stato nessun cambio di passo, soprattutto sui temi della trasparenza e della legalità».

Dopo aver rinsaldato i ranghi, il centrodestra procede spedito verso l'attuazione della riforma della sanità.

«Ho l'ambizione che questa riforma socio-sanitaria lombarda - ribadisce Maroni - costituisca il futuro assetto della sanità in Italia. Questa è la sanità lombarda, il resto non mi riguarda, sono solo polemiche. Il nostro compito, adesso, è dare attuazione completa di questa riforma».

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