
«Se non restituisci nei tempi stabiliti i soldi che ci devi con i relativi interessi, ti faranno visita certi nostri amici, una nota famiglia di Quarto Oggiaro...».
Impauriti, pressati, in preda all'angoscia. E dinnanzi a certe minacce, seppur generiche e fumose, non si fatica a comprenderne la ragione. Il gestore di un bar, il titolare di una ditta di prodotti cosmetici più volte derubata nell'arco di una manciata di mesi e così finita in ginocchio, un'imprenditrice che gestisce una società di logistica in crisi, il proprietario di un'immobiliare che da un po' naviga in cattive acque e altre tre vittime, tutte titolari di attività con problemi di liquidità. Va detto che tutti loro, senza eccezione, in un primo tempo si erano rivolti alle banche per ottenere prestiti leciti. La risposta, però, era stata sempre infruttuosa. Così, più di tutto ha potuto il passaparola. Che li ha spinti a pagare agli usurai a cui avevano finito per rivolgersi un tasso d'interessi pari al 50 per cento della cifra ottenuta, denaro che dovevano rendere tassativamente nell'arco di 90 giorni, entrando così in un abisso senza fine.
Il dramma di questi imprenditori è emerso all'interno della costola di una indagine più complessa dei carabinieri del nucleo investigativo di Milano, guidati dal loro neo comandante, il tenente colonnello Antonio Coppola. Sono stati gli investigatori del comando provinciale dell'Arma infatti ad arrestare ieri mattina tra Paullo e Mediglia quattro uomini e una donna, tutti italiani, accusandoli di associazione per delinquere finalizzata all'usura e all'estorsione aggravate. Si tratta di uno dei due «capi» della banda, Vincenzo Scrima, 59 anni e della moglie, la coetanea Mariagrazia Sanzo (l'unica a finire agli arresti domiciliari) entrambi di origine agrigentina, catturati insieme al figlio della coppia, all'altro capo della banda, il 52enne Raffaele Ferrara e a un complice di 38 anni, Giuseppe Ascrizzi che metteva a disposizione il suo bar, a Paullo, per gli incontri e lo scambio di denaro tra usurai e vittime. «Un punto di riferimento» come lo hanno definito ieri i militari.
I carabinieri hanno stimato dall'inizio della loro indagine, cominciata nel settembre scorso, un giro d'affari che si aggira sui 200mila euro. «Tuttavia, tra i casi analizzati, c'erano persone che chiedevano prestiti sin dalla fine del 2016» ha sottolineato il colonnello Michele Miulli, comandante del reparto operativo.
Solo all'imprenditrice titolare della società di logistica, infatti, gli usurai secondo gli investigatori avrebbero prestato, in più riprese, 100mila euro: la donna in 3 anni è stata costretta a restituire tre volte tanto.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.