Corteggia i moderati dell'Udc, tratterà con i Radicali e ammicca ai Socialisti. Il Pd lombardo cerca di allargare il più possibile la coalizione in vista della corsa alle regionali. Ma è tutto un «vedremo». Per ora l'unica certezza sono le primarie: si terranno il 15 dicembre e «saranno aperte a tutte le forze disponibili al cambiamento». Il Pd, assieme a Sel e Idv, ha dato inizio ai preparativi per le consultazioni tra gli elettori. C'è tempo fino al 17 novembre per presentare la candidatura, a patto che si raccolgano 3mila consensi. Voteranno tutti, dai 16 anni in su, versando un euro di contributo. E fin qui tutto bene.
Ciò che scricchiola sono i nomi dei candidati. Un po' debolucci se vengono paragonati ai big in pista per il centrodestra. A dirlo è uno dei primi sondaggi circolati: l'oncologa Alessandra Kustermann, tra i possibili candidati alla Regione Lombardia, riscuote la fiducia del 17,4% dei lombardi intervistati (contro un 37,2% raccolto da Gabriele Albertini con il Pdl). Giuseppe Civati non arriva al 12% delle preferenze. E poi ci sono Fabio Pizzul, Roberto Cornelli, forse Roberto Biscardini, Giulio Cavalli, Stefano Zamponi. Nomi poco conosciuti rispetto a un Roberto Maroni o a un ex sindaco di Milano schierati dal centrodestra. Come se il Pd non avesse imparato nulla dalla lezione delle elezioni regionali del passato.
Tuttavia all'interno della coalizione non sembra esserci la minima preoccupazione. «Quando uno scommette su qualcosa di nuovo non può avere tutto subito - spiega il segretario regionale del Pd Maurizio Martina - noi non partiamo dalla testa, non crediamo in un uomo solo al comando, ma in una leadership che deve crescere lungo un percorso. È nettamente la cosa migliore». Dello stesso parere anche il coordinatore dell'Idv Sergio Piffari: «Ci muoviamo con umiltà». «Prendiamo le distanze dal surreale teatrino della candidature del centro destra» ribadisce il coordinatore di Sel Franco Bordo. Fatto sta che, salvo colpi di scena, i mille progetti del centrosinistra per «ricostruire la Lombardia» sembrano non essere supportati da un candidato di punta che convince tutti.
Dopo il due di picche di Umberto Ambrosoli, il Pd non abbandona comunque l'ipotesi di un candidato non politico. «Serve una candidatura politica che può coinvolgere il mondo civico e viceversa - spiega Cornelli - Anche una figura civica può fa fare uno scatto alla politica. In Lombardia serve un collante tra riscatto civico e politica». Parla di impegno civico anche la piattaforma da cui il centrosinistra parte per costruire il programma elettorale. Un documento di una decina di pagine che potrebbe tranquillamente intercettare le forze dei moderati. «Il centrodestra ha fatto un disastro - spiega Cornelli - lo dimostrano la vicenda Zambetti e molte altre: non è più in grado di presentarsi per governare. È inutile che cerchino un uomo con la faccia pulita».
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