Primo maggio di guerriglia. Pisapia non chiede giustizia

Il Comune si smentisce e non si costituisce parte civile. I no global spadroneggiano e bloccano il traffico

Primo maggio di guerriglia. Pisapia non chiede giustizia

Comune di Milano: non pervenuto. Neppure ieri, alla seconda udienza del procedimento con rito abbreviato contro quattro No Expo accusati delle devastazioni del Primo maggio 2015, erano presenti i legali rappresentanti di Palazzo Marino. Così la città è fuori dal processo sui fatti più gravi che l'hanno colpita negli ultimi anni. Una «dimenticanza», quella di Giuliano Pisapia, che sa di resa. E che toglie ai milanesi la possibilità di essere rappresentati davanti ai violenti. Il sindaco sarà invece alla manifestazione-passerella di domenica a un anno da «Nessuno tocchi Milano», la giornata per ripulire le strade dopo il disastro.

Il 20 aprile scorso il Comune aveva spiegato al Giornale di non essere al corrente della data della prima udienza davanti al gup Roberta Nunnari, quella in cui appunto era prevista la costituzione delle parti civili. Ma aveva assicurato che ieri si sarebbe presentato, nel tentativo di farsi ammettere seppur in ritardo, a dibattimento iniziato. Così non è stato e al settimo piano del Tribunale più di un addetto ai lavori ha commentato negativamente la «leggerezza» dell'amministrazione. «Il 27 aprile - spiega una nota di Palazzo Marino - abbiamo depositato un'istanza per essere ammessi al processo come parte offesa, in quanto per mero errore non ci era stata notificata la data di fissazione della prima udienza. Il giudice non ha finora risposto, malgrado sia del tutto evidente che il Comune proprio come parte offesa aveva diritto alla notifica». In Procura non sono dello stesso avviso: l'«errore» sarebbe invece di Palazzo Marino, cui toccava la responsabilità di farsi avanti. Se, come è probabile, non ci sarà una risposta positiva, il Comune proverà a mettere una pezza per il futuro. «Abbiamo già predisposto - continua la nota - gli atti necessari per un'azione di risarcimento danni in sede civile nei confronti dei quattro imputati» in caso di condanna. Per i prossimi eventuali processi sui fatti del Primo maggio infine: «Poiché risulta che sono in corso indagini su oltre 300 persone, l'amministrazione ha depositato formale richiesta alla Procura di essere individuata come persona offesa», per potersi costituire parte civile. Anche se a quel punto la palla passerà al prossimo sindaco.

Intanto ieri per l'udienza a porte chiuse alcuni antagonisti hanno organizzato un presidio in solidarietà ai quattro imputati (due ai domiciliari e due in carcere). Una trentina di persone sono rimaste per ore davanti al Tribunale, con furgone, altoparlante e un tavolo apparecchiato sul marciapiede per il pranzo. Altrettanti agenti in tenuta anti sommossa hanno controllato la manifestazione. Non ci sono stati scontri.

Gli esponenti dei centri sociali però hanno invaso corso di Porta Vittoria, bloccando il traffico e la Polizia locale ha dovuto chiudere la carreggiata per circa un'ora. Striscioni e volantini hanno celebrato l'«impresa» di un anno fa: «Il Primo maggio c'eravamo tutte e tutti. Continueremo a esserci giorno dopo giorno».

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