Il primo renziano milanese: «Folle ostacolare Giuliano»

Il primo renziano milanese: «Folle ostacolare Giuliano»

È stato il primo renziano. E praticamente l'unico, al tempo delle prime primarie, quando Matteo Renzi sfidava da solo tutto il Pd, avendo dalla sua parte un solo segretario provinciale su 110. Eppure Eugenio Comincini, sindaco democratico della moderata Cernusco sul Naviglio, non vuole vantare primogeniture. L'assalto al carro di Renzi c'è già stato fra alla vigilia delle seconde primarie, e poi dopo la vittoria con Gianni Cuperlo. Allora tanti politici del Pd, anche fra gli assessori milanesi, si sono scoperti e dichiarati pubblicamente e improvvisamente renziani. Evidentemente prima - nel momento in cui pronunciarsi poteva essere un rischio - avevano cullato questa grande ammirazione per Renzi come una convinzione intima, privata.
Ma Comincini aveva già avuto modo di stigmatizzare tanti repentini cambi di casacca. E ora sorride e incassa la soddisfazione di poter trattare con nonchalance la questione: «Per chi come me ha sempre sostenuto Matteo - dice - la notte del voto è stata speciale. Ci avevamo visto giusto. E ci aveva visto giusto il “golden boy” prevedendo che il loro Pd avrebbe preso il 25% e il nostro il 40». Ma, avverte, quei voti non sono conquistati una volta per tutte: «Sicuramente, quei voti sono da fidelizzare, con responsabilità e concretezza. La gente ci ha dato solo un'occasione, solo se la sapremo sfruttare l'asse politico si potrà spostare in modo definitivo». Intanto lo spostamento dell'asse a sinistra ha già messo in crisi il sindaco, Giuliano Pisapia, subito messo nel mirino dal Pd: «Io - dice Comincini - credo che sarà Pisapia a dirci cosa vuol fare con la candidatura. Io credo che noi abbiamo interesse a supportarlo e sarebbe folle creargli dei problemi».

Anche se Palazzo Marino ha martellato di tasse i milanesi mentre Palazzo Chigi sta tentando di ridurle (almeno a parole): «Da sindaco - conclude Comincini - so che non è facile far quadrare i bilanci. Nessuno vuol alzare le tasse ma neanche ridurre i servizi. Capisco Pisapia».

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