Processo a Maroni, Sala testimonierà in aula

Procura e difensori chiamano l'ex commissario. Il governatore: «Vicenda assurda»

«Evidentemente era l'aereo più lento del mondo», ironizzano i difensori di Roberto Maroni. L'aereo, un Gulfstream 5, entra ieri mattina (metaforicamente) nell'aula del processo al presidente della Regione Lombardia, incriminato per i favori che avrebbe fatto a un paio di sue collaboratrici, Maria Grazia Paturzo e Mara Carluccio. La Carluccio ieri è in aula, e già vederla dal vivo spiega molte cose. E c'è anche, per la prima volta, Maroni, venuto ad ascoltare la decisione del tribunale sulla richiesta dei suoi difensori, che puntano a bloccare e a trasferire almeno mezzo processo. Il reato, ammesso che sia avvenuto, secondo i legali del Governatore è avvenuto a Roma. E qui entra in ballo la faccenda dell'aereo.

La promessa di imbarcare per Tokio la Paturzo a spese di Expo, accettando le pressioni di Maroni, venne fatta da Christian Malangone, uno dei collaboratori più stretti di Beppe Sala, con un sms alle 12,45 del 28 maggio 2014. Ma i difensori la scorsa udienza hanno dimostrato che quella mattina Malangone si imbarcò insieme a Sala per Roma, su un volo privato messo a disposizione da Diana Bracco, che risulta partito alle 11 da Linate. Quindi al momento dell'sms si trovava a Roma. Ma ieri il tribunale respinge la richiesta di spostare il processo a Roma spiegando che non si sa a che ora sia atterrato il Gulfstream a Ciampino, e poiché durante le indagini nessuno ha analizzato i tabulati del telefono di Malangone, che avrebbero sciolto i dubbi, il processo resta qui. Ma l'sms di Malangone continuerà a essere al centro della scena, perché proprio per spiegare il suo contenuto («il capo è allineato») sia la Procura che la difesa hanno chiesto che venga a testimoniare in aula Beppe Sala, oggi sindaco di Milano. Cosa significava quell'«allineato»? Sarà un udienza interessante

Intanto Maroni, al suo debutto in aula, ostenta serenità: «É una vicenda assurda, sono processato per un viaggio

che non ho fatto. Non ho arrecato alcun danno ai contribuenti nè alla Regione. Peraltro era una cosa che era non solo mio diritto ma anche dovere fare. Oggi sono qui per capire che fine potrà fare questa vicenda assurda».

LF

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