Guardi Gianluca Vago, il rettore dell'Università Statale, e più che a ermellini e cattedre pensi alle installazioni luminose della moda nei chiostri del Filarete. O alla laurea honoris causa ai preti di strada don Ciotti, don Colmegna, don Rigoldi. Cerimonia che ha riempito di buoni sentimenti l'aula magna. Il prossimo anno tocca ad Amos Oz, cantore del ritorno alla Terra promessa, scrittore ebreo che piace alla gente a che piace, soprattutto a sinistra ma non solo, anche se il suo spirito critico, e c'è chi dice profetico, gli ha attirato le antipatie dell'ultradestra conservatrice. Ma è Oz che il rettore Vago vuole come simbolo dell'università.
Quando lo senti parlare, questo professore di 54 anni, elegante ma non posato, anzi piuttosto mobile nelle movenze, ricordi che non ha l'aria del topo di biblioteca perché è un medico, un anatomopatologo: con lo sguardo indaga e con le parole è più abituato a costruire che a svelare. Ha tirato su dal nulla un progetto per il dopo Expo, ovvero per ciò che accadrà sulle aree tra venti giorni, che ha accesso entusiasmi d'opinione e di portafogli, ma gli ha anche costruito inimicizie profonde. Piace la Cittadella universitaria, ma non a tutti, soprattutto non a chi ipotizzava speculazioni più redditizie.
Un decisionista. Lo si coglie nei gesti, come quando chiamò la polizia per sgomberare gli antagonisti e interruppe sul più bello un pranzo proletario organizzato durante un prestigioso convegno universitario per Expo. Ricorda un testimone dei turbolenti eventi che a chi protestò perché si era rivolto alle forze dell'ordine, rispose: «Chi avrei dovuto chiamare, la Caritas?». E anche quando fu eletto ai vertici dell'Università, diede prova di non amare le lungaggini della democrazia popolare: nel 2012, il suo nome di presidente dell'International medical school iniziò a circolare come possibile successore dello storico rettore della Statale, Enrico Decleva, e lui non si tirò indietro. Soltanto disse: niente primarie. Scelta e sensibilità che lo avvicinano ad alcuni più che ad altri.
Così eccolo il rettore Vago, in scadenza tra tre anni, corteggiato dai 5Stelle e da Matteo Salvini. Il leader della Lega, che ha accoppato più candidati lui che la ghigliottina ai tempi della Rivoluzione francese, di Gianluca Vago si è mostrato un ammiratore. «Mi convince» ha detto. Vago è anche uno dei saggi della riforma sanitaria regionale, scelto dal leghista Roberto Maroni. Ma nei suoi uffici è passato anche Corrado Passera, per testarlo, e molto spesso anche Pierfrancesco Majorino, con cui i rapporti anche istituzionali sono sempre stati consistenti. Piace anche a sinistra sinistra, perché è attento alla legalità: la sua è l'unica università ad avere un corso di Sociologia della criminalità organizzata, con tanto di Summer school di approfondimento.
Forse anche per tutte queste atout , si permette di rifiutare le avances . E adesso, davanti ai complimenti di Salvini, taglia corto e si barrica tra i chiostri e le storiche mura di via Festa del Perdono. Luogo dove si fa politica, anche internazionale, forse meglio che a Palazzo Marino. Non stupisce ascoltarlo smentire qualsiasi ambizione da sindaco: «Intendo mantenere questo impegno per l'intera durata del mio mandato, che terminerà nel 2018.
Spero di poter contribuire, in questo ruolo, alla crescita del nostro ateneo, e della nostra città, con tutta la passione che questo lavoro, entusiasmante, mi sta trasmettendo». Ma se non è un programma politico questo, allora quale mai potrebbe esserlo?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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