«E se a Porto di Mare si tornasse davvero a nuotare?». Non è solo un gioco di parole quello del presidente del Municipio 4 Paolo Bassi. L'idea è di realizzare a Porto di Mare uno «stadio del nuoto» in grado di ospitare attività di base e grandi manifestazioni sportive internazionali. Il progetto nasce come sintesi dei lavori curati da un team di studenti del Politecnico, coordinati dai docenti Paolo Debiaggi e Andrea Tartaglia. L'idea è stata presentata ieri nel corso di «Sport per la rigenerazione urbana», convegno promosso dall'associazione «Urban curator» del professore Fabrizio Schiaffonati. Ed è messa a disposizione del Municipio, che a sua volta lo sottopone all'intera città, in un momento di grandi riflessioni sulle trasformazioni urbane, in particolare delle periferie.
Ed è una periferia difficile quella di cui si stiamo parlando. Ricca di infrastrutture - le fermate della metropolitana, la stazione ferroviaria, strade e autostrada vicine - ma anche piena di problemi, uno per tutti la piaga del boschetto di Rogoredo. Uno dei quartieri critici di Milano, dunque, potrebbe rinascere seguendo la vocazione che gli ha dato il nome. Una vocazione incompiuta, quella di Porto di Mare. È passato circa un secondo da quel progetto che voleva realizzare, nella zona, il porto fluviale destinato a sostituire la Darsena di Porta Ticinese come approdo del traffico fluviale sulla tratta Milano-Cremona-Po. I lavori non furono mai conclusi e anche il canale fu presto abortito. La maledizione di quell'incompiuta, tuttavia ha pesato sulla zona nei decenni successivi, condannandola a un incertezza urbanistica (vedi tribunale) che si è tradotta nel degrado attuale.
A seguire attentamente i lavori, nella biblioteca di Calvairate, ieri, c'era anche l'assessore regionale allo Sport Martina Cambiaghi, nuotatrice agonistica fra l'altro, ben consapevole dell'importanza che il nuoto assume oggi. L'assessore ha riportato i dati sulla dote sport 2017, che a Milano vede nel 30% dei casi proprio domande per corsi di nuoto. E Milano fa la parte del leone sugli impianti, con il 27% di quelli censiti nella regione. Ma, come si sa, manca una piscina olimpica degna di questo nome. «Il nuoto è molto praticato - ha detto Cambiaghi - ma a fronte di questo c'è il problema degli impianti. È necessaria dunque una collaborazione fra Federazione, Comune e Regione. Questa proposta è valida, ce ne sono altre, si tratta di sedersi intorno a un tavolo per capire qual è la soluzione migliore».
Il sindaco Beppe Sala ha detto che vorrebbe lasciare alla città una piscina olimpica. Un'ipotesi di cui si è parlato è quella del Lorenteggio: la piscina di via Cardellino che avrebbe un finanziamento da 2,7 milioni, ma ne servono circa 10. I due progetti potrebbero coesistere? Per qualcuno sì.
«È stato un appuntamento importante - ha detto Bassi - per la qualità dei relatori e per la filosofia del confronto che noi seguiamo. Abbiamo stabilito una sinergia forte con l'università, che a Milano è un valore aggiunto, e oggi possiamo ragionare di un progetto concreto e sostenibile. Un progetto deve essere bello e deve poter stare in piedi da solo, per non prefigurare nuove cattedrali nel deserto.
Questo non è un sogno, unisce una funzione pubblica importante con un bisogno concreto e sentito. E ha la particolarità di avere a che fare con l'acqua. Il Municipio va oltre il solito parere e fa sinergie con interlocutori importanti mettendo questo progetto su Porto di Mare a disposizione della città».
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