Luca Fazzo
«Io lo ammazzo, se lo prendo lo faccio fuori. Se mi arrestate appena esco vedrà cosa gli combino. Dietro di me ci sono altri che penseranno a lui e molto più pesanti di me». Mentre i carabinieri lo arrestavano, Pino Larosa pensò bene di peggiorare la sua situazione minacciando di morte la vittima: il proprietario di un pub di Liscate che volevano costringere a versare quasi tremila euro. Erano entrati nel pub dopo avere cacciato tutti gli avventori dal locale, promettendo di tornare con una tanica di benzina e dare fuoco all'immobile e avevano preso in ostaggio il libretto e le chiavi dell'auto del barista. Ma il barista ha scelto di non subire, è andato dai carabinieri, che gli hanno dato una busta piena di soldi falsi da consegnare ai ricattatori. Al momento della consegna è scattato l'arresto: prima di Davide Siciliano, milanese, quarant'anni; all'indomani di Larosa, il suo complice, che aveva telefonato al barista annunciando la sua visita: «Pezzo di merda hai fatto arrestare Davide, adesso vengo da te, voglio i soldi entro oggi e poi ti sparo in faccia».
L'operazione dei carabinieri di Cassano e San Donato, coordinati dal pm Marcello Musso, getta un flash inquietante sul clima che si respira in un certo hinterland milanese, dove balordi e malavitosi pretendono di dettare legge. Spesso, come in questo caso, le vittime hanno contribuito a mettersi nei guai da sole: il proprietario del pub pare che avesse effettivamente accumulato un debito sui duemila euro con personaggi legati al racket, per mantenersi un suo vizietto privato. Ma la brutale disinvoltura con cui gli emissari puntano a riscuotere il credito la dice lunga sull'aria che tira.
E non è marginale che nell'entourage della banda qualche contatto eccellente ci sia davvero: uno degli indagati sarebbe vicino a esponenti del clan mafioso dei Fidanzati. Insomma, quando Larosa sbraitava delle persone «più pesanti di me» che stavano alle sue spalle forse non millantava.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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