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Quando i grattacieli diventano «mini» Apre il nido deluxe

Multimediale e luminoso, il nuovo spazio ha 60 posti di cui 12 aperti alla città

La sintesi pressoché perfetta tra quello che dovrebbe essere lo spazio educativo della primissima infanzia e il desiderio più che legittimo di offrire ai propri figli il massimo sin dalla loro nascita, senza scendere ai patti con l'inquietudine genitoriale, a Milano esiste. È l'asilo nido Mini Tree creato al primo piano dell'Unicredit Pavillon in piazza Gae Aulenti, futuristica area in Porta Nuova. Sicuramente «un posto magico e un grande investimento per un'esperienza allargata ai colleghi con figli» come l'ha definito ieri mattina Paolo Cornetta, responsabile delle risorse umane del gruppo. Certamente una sorta di comunità ideale per piccoli di 500 metri quadrati che - con i suoi 60 posti per bambini dai 3 ai 36 mesi dei quali il 20 per cento è già a disposizione della cittadinanza - ora è in una fase pilota, ma desidera anche proiettarsi nel territorio. «Uno spazio che, visto in progressione, pone l'infanzia al centro della città, da non considerare in una dimensione esclusivamente privilegiata (anche se la location è un sogno diventato realtà, ndr ) ma soprattutto come modello di quel che dovrebbe essere e sarà quando gli adulti saranno così rilassati da poter apprendere dai loro figli piccoli» ha spiegato un po' commossa Carla Rinaldi, presidente di «Reggio Children» sulla cui filosofia pedagogica e un'esperienza ultra cinquantennale nel comune di Reggio Emilia, si è modellato il progetto milanese.

L'architetto Nicholas Bewick ha parlato della posizione dell'asilo all'interno del Pavillon, sulla quale, naturalmente per ottimizzare il risultato, si è concertato a lungo nella fase progettuale. E quando ci viene mostrato lo spazio ne capiamo la ragione. Al Nido Mini Tree si arriva con l'ascensore, ma ieri lo abbiamo raggiunto da una grande scala a chiocciola che partiva dalla sala conferenze del Pavillion e che può essere utilizzata solo da insegnanti e genitori per ovvi motivi di sicurezza. Pareti a vetro, lampadari a papavero, punti luce a forma di farfalle multicolori, armadi verde mela, sedute arancio melone, pavimenti di rovere sotto i quali corre il riscaldamento (i bambini posso stare anche scalzi, ndr ) e gli esterni del Pavillon, in larice, fanno di questa scuola un luogo di luce, votato alla creatività massima anche grazie al primo approccio che i piccoli potranno avere con le tecnologie attraverso tavoli multimediali e uno schermo touch screen di 60 pollici . Spingendoci a ipotizzare, in maniera nemmeno tanto assurda, che ci siano luoghi all'aperto di Milano molto meno luminosi. Insomma: se un bimbo non dovesse trovarsi bene in un posto simile è arduo che possa sentirsi realizzato in un qualsiasi altro luogo.

Naturalmente chi pensa che Unicredit abbia voluto in questo modo rispondere alle esigenze di un numero sempre maggiore di dipendenti non può non chiedersi se, con strutture così allettanti (l'asilo di Milano si aggiunge alle 4 strutture riservate all'infanzia già esistenti negli uffici italiani di Unicredit, ndr ) la vita professionale non finisca per fagocitare quella privata. Certo il rischio ci sarebbe se il progetto educativo di «Reggio Children» e utilizzato nel nido - «Il bambino che apprende con i suoi 100 linguaggi» - non fosse proprio votato all'idea di comunità aperta.

In fondo, guardando alcune zone non proprio in di Milano e di altre città italiane dove i bimbi vengono persino maltrattati, questa potrebbe sembrare la classica oasi nel deserto. E perché non, invece, una speranza per un futuro davvero migliore?

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