Il pacchetto di voti dei lavoratori del San Raffaele fa gola a parecchi. Oltre ai 244 sull'orlo del licenziamento infatti ce ne sono circa 2mila attenti (e coinvolti) alla battaglia sindacale sui posti di lavoro. Ed ecco che i politici non si tirano indietro, lanciandosi in una vera e propria caccia al voto nelle assemblee sindacali.
È il caso di Massimo Gatti, capogruppo in Provincia per la lista un'Altra Provincia-Prc-Pdci, che ha partecipato all'assemblea dei lavoratori di ieri. Lui non corre per le regionali ma andare tra i lavoratori a raccontare di come la Regione potrebbe occuparsi del loro caso suona un tentativo bello e buono di convogliare voti al centrosinistra: il compagno di partito Andrea Di Stefano appoggia infatti il Pd di Umberto Ambrosoli.
Niente di più facile, per fare il pieno di voti sulla scheda, che sparare a zero contro i vertici del San Raffaele. Fingendo di non sapere, forse, che sono stati i lavoratori a bocciare (via referendum) il piano anti licenziamenti promosso dalla squadra di Giuseppe Rotelli e concordato con alcune sigle sindacali. «La situazione - declama Gatti - è molto complicata per l'aggressione in corso alla vita e al reddito di ogni lavoratore. Le istituzioni non si diano alla macchia e i privati rispettino le leggi. Occorre una svolta positiva per questa vertenza ed è bene che chi governerà la Regione Lombardia la consideri come una priorità assoluta».
Nemmeno Umberto Ambrosoli si tira indietro. «Chiedo di sospendere ulteriori azioni unilaterali - interviene - affinché non vengano a crearsi situazioni irreparabili. In assenza di un ruolo attivo della giunta uscente, chiedo che ogni decisione non concordata tra le parti, venga bloccata, in attesa che la nuova Regione, che a fine mese uscirà dalle urne, possa svolgere il suo ruolo di mediazione intelligente ed autorevole tra le parti». In sostanza, il candidato Pd chiede di congelare la situazione ancora per un mesetto.
Intanto al San Raffaele la tensione non si placa.
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