Quegli scatti mozzafiato sulla Milano rinata dalle ceneri della guerra

A Palazzo Morando il volto della città dopo i bombardamenti del '43 fino al boom del '53

Simone Finotti

A guardar bene, dietro le macerie, riconosci il profilo di Sant'Ambrogio. Più in là, in bianco e nero, il Carrobbio con gli edifici sventrati, la Fiera Campionaria mentre, faticosamente, viene tirato su un padiglione strappato ai calcinacci. Polvere dappertutto, fin nel cuore della Galleria. Sembra quasi di sentire le urla, le imprecazioni, i pianti, le lacrime. Ma anche le parole di speranza. Le voci, i respiri, il sudore della ricostruzione. Non manca, per fortuna, il lieto fine: Toscanini che risale sul podio della Scala, la Fiera che riprende in pompa magna, i muri rinforzati, le strade tirate a lucido, le famiglie col vestito della festa. Sono alcuni dei 170 scatti mozzafiato selezionati per la toccante mostra «Milano, storia di una rinascita. 19431953 dai bombardamenti alla ricostruzione», che apre oggi a Palazzo Morando, curata da Stefano Galli, organizzata dall'Associazione Spirale d'Idee e promossa dal Comune. L'esposizione, visitabile fino al 12 febbraio 2017, oltre alle immagini raccoglie, in molti casi per la prima volta, materiali video, documenti, reperti bellici come maschere antigas, ordigni, paracadute da bengala e molto altro, per documentare un decennio cruciale per la città. Protagonista è l'incredibile «resurrezione» di Milano, iniziata mentre ancora le bombe fischiavano sui tetti delle case illuminate a giorno e costringevano interi quartieri al triste rito del coprifuoco. Interminabili attimi di terrore, che tuttavia non impedirono ai milanesi di sfoderare il loro innato orgoglio e rimboccarsi le maniche. Non si spiega altrimenti il miracoloso salto dalla Milano piegata dai bombardamenti alla città che da quelle ferite ha saputo rialzarsi e ripartire, guidando il riscatto di un intero paese. Capitale del boom. Economico ma ancor prima culturale. Le prime foto ritraggono i bombardamenti del 1943, con una mappa dei luoghi dei «raid» dal Duomo a Palazzo Reale al Cenacolo Vinciano. Si prosegue entrando nella quotidianità in tempo di guerra, dagli sfollati alle vittime del mercato nero, con un importante approfondimento sui luoghi del Fascismo: l'Albergo Diana, prima sede del comando tedesco, l'Albergo Regina, altro quartier generale nazista, Villa Triste, Piazzale Loreto. Per arrivare al «nuovo» volto urbanistico di Milano, che non ha mancato di fare le sue vittime: è il caso del vecchio Palazzo Trivulzio, di Palazzo Visconti sul Naviglio, di Palazzo Pertusati Gropallo, del teatro Manzoni di piazza S. Fedele e di molti altri luoghi ormai dimenticati.

Intanto, però, la vita era tornata a pulsare: nuovi negozi, nuove forme d'impiego, nuovi modi di giocare e occupare il tempo finalmente libero. Si apre la stagione delle balere e delle osterie, si rinsalda il senso di appartenenza a una comunità rinnovata.

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