Quei campioni di storia e di botteghino

di Mimmo di Marzio

Squadra che vince non si cambia, recita un vecchio adagio mai caduto in disuso. E dunque anche il nuovo programma espositivo presentato dal Comune, che eccezionalmente si spalma fino a tutto l'anno successivo, non si sottrae al vecchio format delle mostre blockbuster: vale a dire grandi nomi-capisaldo dei manuali di storia dell'arte (prevalentemente del Novecento) che garantiscono un successo di pubblico assicurato. Basta guardare i dati, oppure passeggiare nei pressi di Palazzo Reale nei weekend e osservare la gente in coda alle mostre più gettonate. Perfino durante l'ultimo ponte che tutte le feste si è portato via, sono stati 15mila i visitatori alle esposizioni dei tre giapponesi Hokusai-Hirosige-Utamaro, di Escher e del barocco Rubens. Il fatto è che pochissime volte, negli ultimi lustri, ai nomi blasonati hanno fatto riscontro mostre che abbiano lasciato il segno per originalità, ricerca e contenuto; una conseguenza pressocchè inevitabile quando le esposizioni non si producono ma si appaltano a case di produzione che propongono pacchetti «chiavi in mano» prevalentemente finalizzati al botteghino. E allora anche le nuove mostre in arrivo, da Picasso a Kandinskij a Frida Kalho, lasciano il retrogusto del deja-vu, perchè può esserci originalità anche nel riciclare le mostre: come l'anno scorso ha fatto Parigi prendendo in prestito dal Moma la selezione di 160 sculture del maestro di Malaga appunto. O come ha fatto il Prado di Madrid riproponendo la straordinaria mostra di Jeronymus Bosch prodotta in Olanda dal Noordbrabants Museum. Ma non si può pretendere che siano i politici a pensare le mostre. A proposito: alla fine del mese scade il bando finalmente istituito da Palazzo Marino per la direzione del Museo del '900 e del Mudec, posto lasciato vacante da due anni da Marina Pugliese che ha preferito la California.

Il nuovo direttore dovrebbe occuparsi anche della Gam di Villa Reale, sito sottovalutato e poco frequentato. Speriamo che il vincitore abbia i mezzi e le risorse per dare una ventata di novità ai suddetti musei, ma soprattutto si faccia una ragione che il Mudec, come «riserva» di Palazzo Reale, ha davvero poco senso.

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