Sono passate da poco le cinque e mezzo del pomeriggio quando Formigoni, il governatore, entra nel vecchio Pirellone. Sguardo fiero, sorriso sicuro si fa strada tra le decine di telecamere, giornalisti, microfoni e telefonini che gli si accalcano addosso. La sala del Gonfalone, per l'occasione è stata trasformata in una gigantesca sala stampa. Si sono accreditati persino dalla Cina per assistere al rush finale lombardo. Quando Formigoni varca la soglia della vecchia sede della Regione, Maroni distacca Ambrosoli di quei cinque punti che si porterà poi sempre dietro. Formigoni sorride: «Non vi preoccupate - rassicura i giornalisti con fare da padrone di casa - finché non ci siete tutti non comincio...» È lui il primo tra i politici che si offre alle dirette, alle differite, al commento e alle conferenze stampa. Cadenzati come i voti che via via definiscono il quadro lombardo, uno dopo l'altro si danno il cambio davanti ai monitor che riportano le percentuali i candidati alla poltrona di governatore. Sinistra, Destra, grillini e quelli che volevano Fermare il declino. Formigoni è solo il primo. Parla già di «vittoria» quella «portata a casa sotto i bombardamenti della sinistra», parla delle «scarpe che ha consumato tra la gente», di Berlusconi «campione mondiale di campagna elettorale», dei lombardi «che hanno dimostrato di essere soddisfatti da questi 18 anni di buongoverno» e per questo «non hanno premiato tanto i grillini». Comunica che «non intende abbandonare la nave di Expo». Poi le tv si spengono. Ma è solo un attimo. Lui si muove e di nuovo il capannello lo segue, una due, tre volte. Dopo di lui arriverà la grillina, Silvana Carcano - accompagnata dal giovane Calise che siede in Comune a Milano - che invece mette tutti seduti in conferenza stampa: «Ehhmm - si schiarisce la voce - come facciamo? Fate voi le domande?». Pronti. «Apriremo i cassetti e faremo opposizione come non è mai stata fatta in Lombardia», annuncia battagliera. Expo, Pedemontana, Brebemi, criminalità organizzata, sanità, stipendi. Via un altro. Passa e va Carlo Maria Pinardi di «Fare per fermare il declino». Arriva anche Mario Mantovani, il coordinatore lombardo Pdl : «Meglio essere prudenti - dice con i risultati ancora aperti ma con quei cinque punti fissi di vantaggio - La prudenza in politica è una virtù».
Arriva Michela Brambilla, passa qualche consigliere del Pd del Comune, c'è Giorgio Gori che non rilascia dichiarazioni. Sono le 22. C'è chi va a caccia di un panino e una birra, in attesa di Ambrosoli e Maroni. Solo allora qui finirà la festa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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