Mesi difficili, durante i quali non ci si azzarda ad una opinione politica con il vicino di casa, con gli amici o gli stessi familiari. Tutt'attorno una Milano dilaniata dai bombardamenti, con la borsa nera, la tessera annonaria, gli arresti e le deportazioni. E in via Paolo Uccello, nei pressi di piazzale Lotto, la villa degli orrori dove antifascisti e partigiani vengono martoriati a sangue dalla banda Koch. Tutto accadeva esattamente settant'anni fa, e nella sua ultima fatica «Milano 1944 Villa Triste La famigerata banda Koch» (edizioni Meravigli euro 15) Daniele Carozzi ripercorre i 45 giorni in cui Koch e i suoi sgherri operarono a Milano arrestando, torturando e cercando scambi di prigionieri con i partigiani, in una città dove oltre alla «Muti» e alla Decima Mas esisteva una dozzina di polizie politiche. E sulla realtà storica si inasta un romanzato verosimile, nel quale emergono personaggi come Luisa Ferida, Osvaldo Valenti, Franco Colombo, così come i perseguitati Giuseppe Pagani, Vittorio Scherillo, Paolo Della Giusta, che l'autore rende credibili nei loro dialoghi, oltre a ben rappresentare la tragicità del momento. Come la famiglia in cui un figlio appartiene alla resistenza e l'altro è arruolato nelle camicie nere o quel don Ceriani dell'Astigiano che, contattato per uno scambio di prigionieri come avvenne con molti sacerdoti, risponde «noi preti siamo come su un crinale e vediamo le nefandezze dell'una e dell'altra parte».
O, ancora, la saggezza dell'anziano padre Virgilio che ai figli di opposte ideologie preannuncia «l'Italia che nascerà dopo questa guerra sarà solo quella che ci meriteremo. E forse non piacerà a nessuna delle parti che oggi si combattono». Ma fra tanto sangue, anche storie d'amore.Quella «Villa Triste» nella Milano occupata dai nazisti
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