Quelle mascherine dirottate a Brescia. Scoppia la rabbia dei dottori milanesi

Finiti altrove i dispositivi per i medici di base arrivati venerdì

Quelle mascherine dirottate a Brescia. Scoppia la rabbia dei dottori milanesi

Che cosa non ha funzionato? Qual è stato l'errore nella catena di comando e comunicazione? Com'è possibile che tra venerdì e sabato il camion destinato a Milano e provincia sia finito a Brescia? E soprattutto non abbia più fatto ritorno?

È giallo sui dispositivi di protezione individuale destinati ai medici di base, di continuità assistenziale e i medici in servizio presso gli ambulatori finiti nella notte tra venerdì e sabato a Brescia, senza che ci fosse alcun ordine in tale senso e dove il numero dei contagio è di 18 persone, ben più basso che quello del milanese.

Cosa è successo? Sono settimane che i medici di medicina generale sono in prima linea in questa battaglia contro il coronavirus e non solo. E di pazienti, con tutte le cautele (ma non le protezioni) del caso ne visitano decine al giorno. Non hanno guanti in nitrile, mascherine FFP2, mascherine chirurgiche, camici, disinfettanti per mani, visiera a protezione facciale. Così i pazienti. E il contagio è dietro l'angolo. Sono settimane dunque che i dottori di Milano e provincia fanno pressing sull'Ats per chiedere di avere a disposizione il materiale indispensabile per poter lavorare in sicurezza. Il livello di allerta è tale che anche l'Ordine dei medici ha chiamato in Regione per sollecitare l'invio dei dispositivi: «Ci hanno risposto - racconta il presidente Roberto Carlo Rossi - che avevano inviato anche i carabinieri nelle ditte per vedere di reperire il materiale, ma che ma che le scorte erano esaurite e non c'era nulla da fare. Non stiamo parlando di vaccini o di farmaci, ma di banali mascherine FFP2, di cui se ne producono centinaia all'ora, sono rimasto basito».

Finalmente sembrava che lunedì scorso fosse tutto pronto. L'ordine fatto dalla Ats Città di Milano era stato predisposto. Migliaia di dispositivi in arrivo e pronti da distribuire anche ai pazienti in attesa. Non si fermano le proteste, le suppliche, le telefonate di dottori sempre più preoccupati, mentre gli ambulatori continuano a essere aperti e i medici a visitare e a rischiare.

Venerdì arriva il materiale. Vengono allertati tutti i dirigenti e i dipendenti Ats: tra venerdì e sabato saranno chiamati a fare gli straordinari per distribuire ai 1200 medici di medicina generale il materiale. Alle 17 di venerdì viene inviata una mail ai pediatri di libera scelta per comunicare loro che possono ritirare i dispositivi. Al centro di profilassi internazionale di via Statuto viene predisposto lo smistamento e la consegna. Peccato che sabato mattina il piano straordinario venga annullato all'improvviso: il carico destinato a Milano e provincia è stato «dirottato» su Brescia.

Ieri mattina è stata interpellata anche la Prefettura di Milano per capire cosa sia successo, e cosa sia andato «storto» ma nemmeno da via Vivaio sanno dare delle risposte.

Peccato che mascherine FFP2, guanti, camici monouso e visiere ai medici del milanese non arriveranno perché da ieri è cominciata la distribuzione dei dispositivi tra i colleghi del Bresciano. «Sono allibito - attacca Rossi - non è possibile che non ci sia materiale da distribuire.

Non mi si dica che le fabbriche che le producono si sono fermate, che non esistono depositi, che la produzione non va avanti, non è certo la prima volta che ci troviamo ad affrontare un'emergenza sanitaria, anche se non di questa portata, ci dovrà ben essere un protocollo! Come si fa a lasciare i medici, che sono i primi a contatto diretto con i pazienti, e le guardie mediche che visitano a domicilio pazienti che non conoscono da soli davanti a questo rischio?». Per loro non c'è smart working o lavoro da remoto, svolgono un pubblico servizio e sono sempre in trincea, rischiando in prima persona.

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