Quelle notti alla Darsena tra libri, musica e sigari

Lo scrittore "viveva" al Trottoir, cenacolo di artisti e performance. Disse: "Riesco a scrivere solo qui"

Quelle notti alla Darsena tra libri, musica e sigari

«La gente beve e fuma non così, non per noia, non per stare allegra, non perché gli piace, bensì per soffocare la propria coscienza», scriveva Tolstoj. E Andrea G. Pinketts, proprio come tanti illustri predecessori - da Hemingway a Bukowski a Faulkner - riusciva a trarre la migliore ispirazione per i suoi romanzi visionari soltanto al tavolo del bar, in buona compagnia di un potente cocktail e di un sigaro, meglio se vistoso come l'avana. Il suo quartier generale, la sua vera casa, era il Trottoir alla Darsena, lo storico bar fondato da Running Mannarelli e da Michelle Vasseur; molto più che un locale, un'istituzione per artisti, musicisti e bohemienne milanesi. Qui Andrea G. passava i suoi pomeriggi, le sue serate e le sue lunghe notti a scrivere, bere e fumare in compagnia dei quattro amici di sempre: «Running» innanzitutto, grande anfitrione vecchio stile, abituato a chiamare gli abituali avventori con l'epiteto di «fratello», ma che di Pinketts era «fratello» per davvero. Fin dai tempi in cui il «Trottoir» era davvero un «marciapiede» in stile Montmartre affacciato sull'allora brulicante corso Garibaldi. Concerti fino a notte fonda, readings e performance, mostre impossibili ricavate nel piccolo locale fumoso affollato di oggetti - oltre che di anime - e che si arrampicava al piano superiore. Quando alla fine degli anni Novanta arrivò come una tegola lo sfratto, fu proprio Andrea G. a mobilitare ilmpopolo della notte incatenandosi davanti al locale di Brera. Performance che fu pronto a ripetere alla Darsena, quando il bistrot all'ex casello di piazza XXIV maggio fu messo sotto sequestro per inottemperanza alle norme di sicurezza. Il suo grido disperato fu: «Io scrivo solo qui, se chiudono sono finito».

Il locale non chiuse e al suo fianco rimasero fedeli personaggi del mondo dell'arte e della cultura, nonchè «fratelli» di vita spericolata che al Trottoir avevano messo da anni radici. Come il performer Michelangelo Jr Gandini che qui ha inventato e tenuto le sue «Lezioni di indisciplina» nonchè mostre e progetti situazionisti tra cui «Sogno di indipendenze impossibili»; oppure il provocatorio economista Pierangelo Dacrema, autore di saggi come «La buona moneta: come azzerare il debito pubblico e vivere felici» e «Fumo, bevo e mangio molta carne». Al cenacolo di Andrea G., assai spesso padrino e moderatore degli altrui progetti, hanno conferito personaggi del mondo dello spettacolo, della letteratura, della moda e del cinema. E alle periodiche «Lezioni di indisciplina» - sorta di simposio filosofico su un'economia concepita come gesto artistico - prendeva parte abituale il sondaggista Remato Mannheimer che al fianco di Pinketts, tra cocktail e tartine, presentò il suo libro «Demoskoppiati». Qui all'ex casello della Darsena, che a lui aveva da tempo intitolato una saletta al primo piano, e dove aveva concepito fra tanti gialli l'autobiografia «Mi piace il bar», Andrea G. lascerà un vuoto incolmabile.

E c'è chi ripenserà a quel suo aforisma profetico: Il giorno dopo è sempre così. Il giorno dopo qualsiasi cosa. Un anno bisestile, una passione non corrisposta, una sbornia di liquore dolce. Non riesci ad abituarti all'idea di essere già al giorno dopo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica