«Quell'incontro c'è stato Ma bisognava vendere»

«Certo che ho incontrato Gamberale». Bruno Tabacci (nella foto), assessore al bilancio nella giunta di Giuliano Pisapia, conferma quanto emerge dalle carte dell'inchiesta Sea, e riportato ieri dal Giornale: un incontro con il numero uno del fondo F2i, ancora prima che il consiglio comunale varasse il bando per la privatizzazione del 29,75 per cento di Sea: che finirà, come è noto, proprio nelle grinfie di Gamberale. Ma nell'incontro non ci fu, garantisce Tabacci, niente di irregolare: «In quel periodo ho incontrato gli esponenti di quasi tutta la comunità finanziaria milanese». Per parlare della vendita di Sea? «Certo che sì. Voglio ricordare che era da poco andata deserta l'asta per la cessione di una quota di Serravalle, ed era indispensabile trovare una soluzione per rientrare nel patto di stabilità. Così avviai un giro di consultazioni, come ho spiegato anche in Consiglio».
Chi altri incontrò? Tabacci snocciola i nomi: «Anche Passera, anche Gorno Tempini». Peccato che Gamberale non sia un banchiere ma il manager di un fondo. «Ma all'interno di F2i ci sono praticamente tutte le grandi banche, comprese quelle milanesi», replica l'assessore al bilancio. Va bene. Ma nelle stesse carte dell'inchiesta del procuratore aggiunto Alfredo Robledo ci sono altri elementi, come le mail e le telefonate tra Gamberale e Maia, da cui si evince chiaramente a cosa puntassero quelli di F2i: non a partecipare a una gara vera e propria, ma convincere il Comune a una finta gara d'appalto fatta su misura per F2i, in modo da essere sicuri di conquistare il pacchetto di Sea. Come puntualmente avvenne. «Io non ho idea - replica Tabacci - di cosa si dicessero tra di loro Gamberale e Maia, e mi interessa anche poco. Quello che mi preme è spiegare che per quanto riguarda me e il Comune, tutto è avvenuto in totale trasparenza e senza alcuna corsia preferenziale. Tra l'altro non vedevo Gamberale da cinque o sei anni, e i nostri ultimi contatti erano stati decisamente burrascosi perché avevamo litigato sul problema dei pedaggi autostradali».
Dalle intercettazioni della Guardia di finanza sembra emergere con una certa chiarezza che F2i aveva ricevuto ampie rassicurazioni sul bando «su misura» che il Comune si apprestava a varare per Sea. Ma Tabacci contesta che le cose siano andate poi davvero così: «Successivamente al nostro incontro, nel mese di novembre, F2i avanzò una offerta non vincolante per l'acquisto delle quote di Sea. Fu quella offerta che venne portata all'esame del consiglio e che, dopo una seduta durata ininterrottamente ventisette ore, venne radicalmente modificata.

Voglio ricordare che non solo ci fu una variazione di circa il 30 per cento del valore dell'operazione ma vennero anche mutati i termini statutari e di governance. Altro che bando su misura».
Anche un comunicato del Comune ribadisce ieri la «assoluta correttezza» del bando.

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