Qui lei ha cominciato?
«Beh, cominciato non proprio. Avevo 15 anni quando ci portavano a correre su questa pista»
E vinceva?
«Sì, spesso sì. Ed era il momento più bello perchè alla fine delle gare si andava sotto la tribune dove c'erano gli spogliatoi con l'ufficiale pagatore della Federazione che distribuiva i premi»
In contanti?
«Pagava in lire. Mille e cinquecento lire a vittoria e io riuscivo quasi sempre a bissare. Tremila lire che tirava fuori da una borsetta in cuoio marrone. Diciamo che correvo per arrotondare..»
Altri tempi...
«Sì, bellissimi...»
Ora i ragazzi in pista ci vengono sempre meno però
«É una tradizione che si è un po' persa ma sta tornando. Noi frequentavamo qui al Vigorelli la scuola Fausto Coppi, era la Federazione a scegliere i più meritevoli»
Fino a quando?
«É stata la prima parte della mia carriera. Facevamo una seduta in pista ogni settimana, si correva soprattutto nell'individuale, nelle specialità di velocità e a eliminazione»
Il ricordo?
«Il ricordo è che quando si cadeva sulle curve. E spesso capitava. Ci riempivamo le cosce di schegge. Poi si andava tutti in infermeria a togliersele con le pinzettine...»
Il Vigorelli oggi cosa le fa venire in mente?
«Chè è sempre un pista bellissima. Che però deve essere usata. Servono progetti per continuare a farla vivere, altrimenti siamo punto e a capo. All'estero funziona così».
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