La rabbia dei vicini: «Mostro Si vantava delle conquiste»

La ragazza era ospite del tranviere da qualche tempo «Li vedevamo spesso insieme, lui scontroso e collerico»

Paola Fucilieri

«E pensare che la vedevamo girare qui solo da qualche giorno, con un cucciolo di pitbull marrone. Era carina, gentile, ma parlava a monosillabi, sembrava sulla difensiva. Anche lui parlava poco, era riservato, un tipo che non dava confidenza insomma, spesso collerico. Solo da qualche tempo si era trasferito con la moglie nell'appartamento al secondo piano della scala 11 e la ragazza era loro ospite, ma non l'avevano nemmeno registrata come prevede il nostro regolamento». Mezzogiorno di ieri, cortile di via Brioschi 93. In strada c'è il mercato che continua in via Giovanni da Cermenate, gente che si sofferma davanti alle bancarelle spinta da un sole che da qualche giorno aveva lasciato posto alla pioggia e al grigiore di un inverno ritardatario; all'interno dello stabile la tragedia, la morte, un assassino. «Carina», «gentile» sono gli aggettivi che alcune donne residenti di questo stabile-caserma - una ex proprietà Atm e abitato da dipendenti dell'Azienda trasporti milanese riunitisi in cooperativa - riservano alla povera Jessica Valentina Faoro, 19 anni, uccisa da «lui», il 39enne Alessandro Garlaschi, tranviere già processato nel 2014 per atti persecutori nei confronti di una collega. Un omicidio per tanti, troppi aspetti fotocopia di quello commesso qualche giorno fa a Macerata, vittima un'altra 19enne, la povera Pamela Mastropietro. Garlaschi infatti, probabilmente dopo l'ennesimo rifiuto di Jessica, che non aveva esitato a ferirlo con un coltello alle mani per arginare la sua esuberanza, l'ha uccisa ieri con quella stessa arma e le ha aperto il ventre. Una fine atroce per una giovane che già aveva dovuto superare dure prove nella sua breve vita: figlia di un tranviere, affidata dopo la separazione insieme al fratello minore alla madre che poi aveva perso la patria potestà, Jessica Faoro entrava e usciva da comunità e case famiglia dove era stata affidata per gli istinti suicidi che la tormentavano: tre anni fa, infatti, aveva partorito una bambina a cui aveva rinunciato dandola in adozione; da allora pare che la ragazza non fosse più stata la stessa.

Era l'alba di ieri, intorno alle 4. Dopo essersi recato dalla moglie, che l'altra notte era andata a dormire a casa della madre, per riportarla a casa, il tranviere si sarebbe fatto aiutare dalla donna (così sospettano gli investigatori) nel tentativo di sbarazzarsi del cadavere della ragazza, cercando di tagliarlo per metterlo in un sacco e poi di appiccargli il fuoco. Ieri mattina, infine ha avvertito i soccorsi, tentando di far prendere corpo all'improbabile ricostruzione di una disgrazia. Quando la polizia lo porta in questura i residenti, in preda alla rabbia e all'orrore, gridano «mostro» contro il 39enne. In serata il fermo per omicidio volontario.

«Al lavoro mostrava le foto di questa povera ragazza, facendo intendere senza troppi riguardi che si trattava di una sua

conquista - spiega un collega e amministratore della cooperativa parlando dell'assassino -. Era successo tempo prima con un'altra giovane, una colf. Si vantava. A sentire lui la ragazza delle pulizie stirava in topless».

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