La rabbia "dem": salvate il soldato Maran

Proteste sui social: l'assessore sacrificato in nome degli equilibri romani

La rabbia "dem": salvate il soldato Maran

Il nome del film dell'estate del Pd milanese potrebbe essere «Salvate il soldato Maran». L'assessore alla Casa non verrà candidato alle politiche come auspicavano i dem di Palazzo Marino, che avevano scritto una lettera al segretario Enrico Letta nella speranza di veder rappresentata la base cittadina. Niente da fare. Un'esclusione che il dem Daniele Nahum ha definito come «assurda», per di più «presentando nel collegio del Senato in bilico un parlamentare di Bergamo», ossia Antonio Misiani. La sensazione ormai è che Milano, dove i collegi sono diventanti «sicuri» anche grazie ai risultati di chi è in città, sia diventata la terra promessa dei paracadutati del Pd, come l'ex segretario Gianni Cuperlo. Nel bene o nel male, comunque, si parla sempre di Pierfrancesco Maran. L'enfant prodige del Pd entrato in Consiglio a 26 anni, nel 2011 diventò l'assessore più giovane della giunta di Giuliano Pisapia. Nel 2016, poi, l'ascesa di Beppe Sala. Per Maran altro giro, altri voti e altro assessorato, questa volta all'Urbanistica dove si scontra con il sindaco sulla costruzione del Pirellino. L'amore, tra lui e Sala, non sboccerà mai veramente: «Sono entrambi due narcisi che vogliono primeggiare», dicevano i dem subito dopo le scorse comunali, nel pieno delle trattative per la composizione della nuova giunta. Sala avrebbe fatto a meno dei big del Pd in carica già da due mandati, tipo Maran. Una richiesta irricevibile, specie perché l'assessore, oggi con deleghe a Casa e Piano Quartieri, si era aggiudicato il titolo di «campione di preferenze», racimolando più voti di qualsiasi altro consigliere eletto a Milano. «Come Pd cittadino fa notare il consigliere regionale dem Pietro Bussolati sono candidati solo tre milanesi su oltre dieci posti eleggibili», tra cui la segretaria metropolitana Silvia Roggiani, che Letta, capolista a Milano e in Veneto, ha scelto per organizzare la campagna dei volontari. «Numeri simili sulla Città metropolitana aggiunge Bussolati nell'intera Lombardia è saltato quasi ovunque il criterio territoriale». Il consigliere dem appartiene allo stesso gruppo di Maran, con cui potrebbe «duellare» nelle circoscrizioni milanesi se l'assessore decidesse di correre alle regionali lombarde del 2023. Qualcuno lo vedrebbe bene anche come candidato governatore. Anche se sono di più coloro che hanno già etichettato Maran come il futuro sindaco di Milano. Bussolati insiste, sottolineando che «non viene adeguatamente rappresentato un territorio che per tre elezioni di fila riesce a battere la destra».

Insomma, la rappresentanza cittadina «è stata un po' sacrificata in nome di equilibri romani». Riconferma in salita, invece, per Emanuele Fiano, che una candidatura l'ha ottenuta ma in un collegio poco contendibile, l'uninominale al Senato che comprende vari comuni di centrodestra tra cui Sesto e Cinisello.

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