Raccolta di firme con Confesercenti per dire no alle aperture prolungate

La sparizione della domenica, travolta dal rito dello shopping e sottratta non solo alla sua dimensione religiosa ma anche familiare ed umana. É uno dei temi su cui la Chiesa milanese si batte da quando le progressive liberalizzazioni degli orari di apertura hanno cambiato utilizzo e percezione del «dì di festa». E ora la diocesi ambrosiana scende in campo con la raccolta di firme a sostegno della proposta di legge che la Confesercenti ha organizzato contro le aperture selvagge di negozi e centri commerciali. Oggi, dopo la Messa, in molte parrocchie milanesi sarà possibile firmare il progetto di legge di iniziativa popolare.
Si tratta di una legge di un solo articolo: che però, se approvato, eliminerebbe di colpo tutto l'arzigogolo normativo che di fatto ha reso possibile l'apertura senza vincoli degli esercizi commerciali. Che nel luglio 2011 era stata introdotta «in via sperimentale» e solo nelle «località turistiche o città d'arte», e nel dicembre successivo resa permanente e senza vincoli territoriali. La proposta di legge consiste nella abolizione della lettera 2bis del cosiddetto «decreto sviluppo» del 2006, su cui si sono inanellate modifiche e allargamenti successivi.
La campagna a sostegno della raccolta di firme si chiama «Liberaladomenica», e da ieri si fregia ufficialmente dell'appoggio della Diocesi milanese. «L'obiettivo di questa iniziativa, sostenuta anche dalla Commissione per i problemi sociali e del lavoro della Cei - ha spiegato monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per l'Azione sociale della Diocesi - è una proposta che renda le aperture degli esercizi commerciali compatibili con le esigenze degli imprenditori, dei lavoratori e delle loro famiglie». É la posizione che la Curia ambrosiana sostiene praticamente da sempre, accanto alle organizzazioni sindacali e dei piccoli commercianti. Tanto che nel 2011 l'Arcivescovado scese in campo anche contro le proposte di apertura dei negozi durante una festa decisamente laica come il Primo Maggio: «In una società frenetica come la nostra è fondamentale sapersi fermare ogni tanto. L'uomo deve avere il tempo di ritrovare se stesso, la propria famiglia, i malati, gli anziani, la solidarietà. È illusorio pensare di risolvere la crisi rinunciando a un giorno di riposo», disse don Walter Magnoni.
E non è un caso che il cardinale Angelo Scola sull'ultimo numero del Messaggero di Sant'Antonio dedichi la sua rubrica proprio al messaggio biblico sul riposo, a partire dalla Genesi: «Come il dono della libertà così quello del riposo, che ad essa consegue, non si ferma al singolo, ma trabocca sull'intera comunità», scrive l'Arcivescovo di Milano.
Secondo i promotori di «Liberaladomenica», l'apertura festiva incontrollata ha contribuito alla chiusura di migliaia di piccoli esercizi e alla perdita di migliaia di posti di lavoro, senza riuscire a rilanciare i consumi delle famiglie .

Il comitato di sostegno alla legge chiede che la competenza sulle aperture domenicali sia trasferita alle Regioni «consentendo il ripristino di una disciplina più equilibrata e rispondente alle realtà territoriali, a tutela delle società locali e del lavoro autonomo e dipendente».

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