Il racconto dell'uomo di cinquemila anni fa

Parlare di «record archeologico» non è una cosa da poco: la necropoli di Remedello Sotto, in provincia di Brescia, dopo 128 anni dalla sua scoperta (nel 1884), racchiude ancora oggi, quasi nel 2013, la documentazione più importante al mondo per la ricostruzione dell'Età del Rame (3400-2200 a.C), il millennio in cui l'uomo fece le più grandi scoperte legate alla sua evoluzione fino ad oggi: la ruota, da cui il carro, l'aratro, lo sviluppo della metallurgia del rame e quindi anche i primi strumenti bellici. La provincia di Brescia anzitutto e poi Modena, Bologna, Forlì fino a Cesena, ovvero la Pianura Padana e le prime roccaforti che la circondano, riportano fondamentali testimonianze di questo periodo preistorico. Grazie agli studi del comitato scientifico presieduto dal professor Raffaele C. De Marinis dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria dell'Università di Milano, e grazie ai numerosi prestiti provenienti da musei di tutt'Italia, si è appena aperta al Museo Diocesano di Brescia la prima mostra davvero esemplificativa sullo stato attuale di conoscenza rispetto al periodo dell'Età del Rame: «è un'occasione per ricomporre un segmento del passato», come dice De Marinis (fino al 15 maggio, Museo Diocesano di Brescia, via Gasparo da Salò 13, www.museodiocesanodibrescia.it, www.etadelrame.it, etadelrame@gmail.com).
Tra le testimonianze che spiegano le trasformazioni e le innovazioni che avvennero nell'Età del Rame in campo agricolo in Europa (come l'aratro del Lavagnone, della fine del III millennio a.C. o esempi delle più antiche ruote finora scoperte in Europa), o resti che raccontano la formazione e la genesi del guerriero (attraverso la lavorazione del metallo si costruirono le prime armi), fino a esempi di arte rupestre, di statue-stele, o le testimonianze dei sepolcreti di Remedello Sotto, Volongo, Fontanella Mantovana e Cumarola, si arriverà fino agli inizi dell'Età del Bronzo, con le prime palafitte e le tombe campaniformi.
Tra dati, reperti e informazioni, non mancherà un particolare testimonial, che compie circa 5mila anni: si tratta di Otzi, l'uomo venuto dal ghiacciaio Similaun, sulle Alpi Venoste, nonché la mascotte della mostra.
Otzi fu ucciso, millenni e millenni orsono, da una freccia che lo colpì alle spalle. Nel 1991 il suo corpo è stato rinvenuto, e ora è conservato nel Museo Archeologico dell'Alto Adige a Bolzano, in cui speciali macchine lo mantengono a meno sette gradi e un livello controllato di umidità e ambiente.

Non sarà possibile spostarlo da Bolzano a Brescia, ma la ricostruzione della sua storia, ottenuta attraverso l'esame delle ossa e del materiale di cui era equipaggiato, sarà raccontata in una delle sezioni della mostra, dove sarà esposta anche una copia esatta dei suoi resti.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica