Il radicale Cappato fa il rompiscatole E il Pd per dispetto non lo invita più

Nel centrosinistra le voci troppo fuori dal coro non sono gradite e la disciplina di partito viene prima del diritto di critica. Quasi sempre lì dove la scuola affonda le radici in passati sovietici fila tutto liscio. Ma non sempre. E così «operazione maldestra» con un «tocco di cafonaggine» ha definito ieri il consigliere dei Radicali Marco Cappato la sua esclusione dall'Assemblea dei sindaci e consiglieri eletti nel centrosinistra nei 134 Comuni dell'area metropolitana. Difficile non pensare ai rapporti tesi di Cappato con i vertici Pd e soprattutto con Giuliano Pisapia che della città metropolitana sarà sindaco per diritto (non elettivo) e oggi è parecchio irritato per la battaglia di Cappato contro il rischio di una sanatoria per le multe sui manifesti irregolari della campagna elettorale che potrebbero costringere proprio Pisapia a dover sborsare una bella cifra. Dell'altro giorno, invece, l'attacco sulla necessità di metter mano a una riforma dei consigli di zona e nel passato la guerra ai biglietti gratis per partite e concerti. Ieri l'esclusione dei Radicali dall'assemblea a cui partecipava tutto il centrosinistra: Pd, Sel, Prc e Movimento Milano Civica. I «rapporti tra Radicali e centrosinistra sono questione a loro scomoda».

Ma «il fatto che io sia stato eletto nel 2011 con la Lista Bonino-Pannella collegata al sindaco Pispia è un fatto». Ora, conclude Cappato, «rimane da vedere se qualcuno vorrà usare photoshop per ritoccare qualche foto dell'epoca, come da tradizione degli antenati politici di alcuni degli eletti centrosinistra doc».

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