Una ragazza gli dice: «Vai piano» Lui scende e li massacra di botte

Ha reagito con furia omicida al legittimo gesto di una ragazza che gli faceva cenno di non correre come un pazzo. L'automobilista ha infatti inchiodato, ingranato la retromarcia quindi, sceso armato di tirapugni e girabulloni, ha aggredito la giovane e i suoi due amici. Salvati poi solo dal tempestivo intervento di una macchina nei carabinieri. «Ma stavo scherzando» ha poi cercato giustificarsi con i militari mentre lo portavano via.
Matteo Bruschini, 26 anni, è nato e cresciuto ad Agra, paesino di 400 abitanti in provincia di Varese, dove fa il meccanico. Stazza robusta, finora non aveva mai avuto a che fare con la giustizia, anche se girando con un tirapugni non dimostra certo di avere l'animo incline all'amore per il prossimo. L'altra sera era calato a Milano con la sua Golf grigia, per una serata adrenalinica e, dopo un giro per locali, a tarda notte ha deciso di rientrare. E di gran fretta, visto che verso le 5 è sfrecciato a tutta velocità in via Clericetti, zona Politecnico, dove incrocia tre coetanei. Anche Stefano, 27 anni, Antonisa e Adrea, 26, hanno infatti trascorso una serata per locali e ora si stanno salutando appoggiati alla loro vettura. Antonisa in particolare viene quasi sfiorata dal bolide, per cui istintivamente gli fa cenno con la mano di andare piano. Non l'avesse mai fatto. Matteo frena, fa retromarcia e si lancia sui tre come un belva. I ragazzi reagiscono per le rime facendogli perdere il lume della ragione. Bruscini va all'auto e ritorna «armato» di tirapugni e svitabulloni urlando che adesso per «ripagarlo» devono consegnare soldi e oggetti di valore. Gli aggrediti decidono di battere in ritirata e, trovato l'ingresso di uno stabile aperto, si rifugiano dentro chiudendo il portone alle spalle. Bruschini non cede e, sempre più fuori di testa tenta di aprirsi un varco a forza. Prima con il girabulloni, poi a spallata butta giù la porta e lanciarsi sui tre, colpendo Stefano al volto.

Ma proprio nel momento in cui i tre ragazzi sono con le spalle al muro, arriva una macchina dei carabinieri a sirene spiegate: un residente ha sentito le urla, si è affacciato, ha visto la scena e ha chiamato il 112. I militari faticano calmano l'energumeno, si fanno spiegare l'accaduto, che Bruschini tenta di minimizzare, quindi decidono di portarlo a smaltire i bollenti spiriti a San Vittore.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica