Tuona di sdegno l'assessore alla Sicurezza in Regione Riccardo De Corato. Affinché venga tolta la cittadinanza a Bellal Badr, rapinatore seriale per il quale la Divisione anticrimine della questura di Milano ha annunciato ieri di aver concertato una misura di sorveglianza speciale pronta a partire a settembre quando, dopo aver espiato la sua pena di tre anni come autore di sette colpi (più uno tentato), questo giovanottone 23enne figlio di un egiziano e di una tunisina ma nato a Milano, uscirà dal carcere. Dopo aver mostrato segni di «potenziale radicalizzazione» proprio tra le mura di San Vittore il ragazzo viene considerato infatti dalla polizia e dalla Procura «soggetto ad alta pericolosità sociale per la sicurezza pubblica» anche se non per quella più particolare e decisamente più impressionante di chi compia «atti preparatori con finalità di terrorismo».
Difficile dar torto a De Corato tanto più che il ragazzo in questione una volta arrestato e in uno dei momenti più rancorosi trascorsi in carcere, avrebbe chiesto lui stesso a gran voce di poter rinunciare alla nazionalità italiana. Il rapinatore sarebbe stato protagonista tre episodi violenti. Il primo a settembre scorso, quando si è attardato nel cortile del carcere al momento del rientro dell'ora d'aria e quando la guardia gli si è avvicinata, lo ha colpito con un pugno e ferito al volto con una lametta.
Il giorno dopo, poi, mentre le guardie soccorrevano un altro detenuto che si era infortunato, Badr ha preteso che gli venisse portata un televisore in cella. Dinnanzi al rifiuto della polizia penitenziaria ha aggredito gli agenti dando fuoco ad alcuni stracci e urlando: «Italiani di m...Questa è la considerazione che avete di noi. Vi ammazzo tutti, sono nato martire e morirò martire. Allah Akbar».
Nel 2018, infine, assieme a tre compagni di cella ha ferito ben undici agenti servendosi di bombolette-lanciafiamme dopo averle incendiate con degli accendini.
La sua storia criminale inizia nel 2013, quando ancora minorenne assalì e picchio una ragazza per strapparle il cellulare. Due anni dopo venne sorpreso mentre cercava di rubare un martello pneumatico in un cantiere. E infine, tra il 17 febbraio e il 3 marzo 2017 2016, insieme a un complice tuttora introvabile e usando una spranga o un coltello, mise a segno sette colpi a farmacie e profumerie in città. Venne catturato mentre tentava di realizzare l'ottava rapina.
Nel maggio dell'anno scorso Ayari Borhane Ben Mohamed, nordafricano di 43 detenuto del carcere di Opera, mentre era ricoverato al Fatebenefratelli dopo aver ingerito una lametta, riuscì ad evadere. Si seppe così che il fuggitivo in cella era «attenzionato» a un livello 1 per rischio radicalizzazione islamica, ovvero un livello basso.
Come per badr, anche la condotta penitenziaria di Ayary era stata segnata da vari episodi di oltraggi e colluttazioni e da comportamenti scorretti verso la polizia penitenziaria. Una volta aveva anche sollecitato i compagni di cella alla preghiera. Nove giorni dopo la sua fuga l'uomo venne catturato a Palermo.
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