Reddito di cittadinanza a sbafo: altri 8 arresti

Reddito di cittadinanza a sbafo: altri 8 arresti

Altri arresti nell'inchiesta della procura su una maxi truffa da oltre 21 milioni di euro sul reddito di cittadinanza. A novembre erano state 16 le persone sottoposte a misura cautelare, ieri la Guardia di finanza di Novara e di Cremona ha eseguito otto ordinanze di custodia cautelare per associazione a delinquere «dedita al conseguimento di pubbliche erogazioni». Dalle indagini, coordinate dal pm Paolo Storari, era emerso come a capo del gruppo ci fossero cittadini romeni che procuravano documenti e nominativi di connazionali con l'aiuto di complici all'estero. I documenti venivano poi consegnati ai titolari e dipendenti di Caf e patronati compiacenti che compilavano la falsa documentazione.

Successivamente, con la produzione di certificati di attribuzione del codice fiscale e documenti d'identità contraffatti, l'organizzazione riusciva a ottenere i sussidi negli uffici postali. Le ulteriori indagini, condotte con l'analisi dei profili social degli arrestati incrociati con i dati contenuti nei pc e nei cellulari, hanno individuato altre otto persone che hanno proseguito l'attività criminale cercando nuovi canali per la truffa. Tra i nuovi destinatari della misura cautelare, anche una ex dipendente di un centro di assistenza fiscale già coinvolta nella frode.

«La conferma - commenta l'assessore alla Sicurezza della Regione Riccardo De Corato - di quanto questa misura sia stata inopportuna e mal congegnata». Aggiungendo che «questa non è la prima volta che vengono scoperti stranieri che percepiscono indebitamente il reddito di cittadinanza, in molti casi nomadi di origine rumena che si sono specializzati in questo reato». Come già successo con i coniugi rumeni di Bagnolo Cremasco che percepivano il sussidio non avendone diritto (lui era addirittura agli arresti domiciliari), i 50 che venivano appositamente dalla Romania per ritirare il reddito di cittadinanza e che, in possesso di documenti italiani falsi, non conoscevano neppure una parola di italiano, i 16 arrestati e i 9mila denunciati per la maxi truffa da 60 milioni con false dichiarazioni di residenza e infine i diversi rumeni scoperti nelle banche dati di Varese che percepivano il reddito senza neanche muoversi dal paese di origine.

«Nessuno - conclude De Corato - ha mai voluto dire quanti nomadi percepiscano in Italia e in particolar modo in Lombardia questa misura di sussidio a mio parere già di per sé impropria e, come confermano i fatti, talmente mal pensata che, da quando esiste, è stata oggetto di

truffe milionarie. Interrogherò l'Inps per conoscere questo dato, ma temo che, come alcuni Caf mi hanno già confermato, si tratterà di numeri da paura, perché una buona parte di chi vive nei campi nomadi, ne è beneficiario».

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