Regione: «Basta catafalchi statali, ora autonomia»

L'assessore Galli: «Tutto chiuso, anche la Pinacoteca. Ora regionalizzare musei e siti Unesco»

Alberto Giannoni

È molto arrabbiato l'assessore regionale alla Cultura, Stefano Bruno Galli. È arrabbiato per la brutta figura di Milano di fronte alle (non) celebrazioni leonardesche, ma non è un'arrabbiatura fine a se stessa. L'assessore individua anche le soluzioni per prevenire altre simili defaillance. O meglio, la soluzione.

L'autonomia, o la regionalizzazione. Questo, secondo un convinto federalista come Galli è l'antidoto a inefficienze varie e carenze, che l'assessore vede anche nella chiusura di Brera: «Cinquecento anni fa - ha detto ieri - se ne andava Leonardo da Vinci. E da oggi (ieri, ndr) prendono avvio le celebrazioni, coordinate da un comitato nazionale nominato a suo tempo, nel marzo dello scorso anno. Anche Regione Lombardia farà la sua parte. E tuttavia, chi avesse voluto rendere omaggio ieri, complice la festività del primo maggio, al genio fiorentino si sarebbe trovato di fronte a una triste realtà: Cenacolo vinciano chiuso. Così come la Pinacoteca di Brera, che dopo la riforma dei beni culturali varata qualche anno fa gode di un particolare regime di autonomia e di un direttore generale di origine canadese, formatosi tra Londra e Amsterdam».

Amara ironia. Poi l'assessore arriva al dunque: «Insomma, turisti imbufaliti davanti a Santa Maria delle Grazie malgrado la prenotazione e le rassicurazioni ricevute o alla Pinacoteca di Brera». Galli chiama in causa i difensori dell'attuale assetto, ovvero chi «si ostina a scrivere che «tutti i musei toccati dalla riforma hanno avuto un balzo in avanti di qualità», o che «c'è una banda di manganellatori che si aggira tra i beni culturali d'Italia con il proposito di sfasciare musei che funzionano, rimuovere direttori capaci». E ribatte a questa accusa, schierandosi decisamente nella disputa: «Rivendico, con orgoglio e con fierezza la mia appartenenza alla banda dei manganellatori - ha detto Galli- Non è affatto una follia rivendicare come faccio da tempo la regionalizzazione della gestione organizzativa di musei e siti Unesco oggi in capo alle sovrintendenze, che sono dei catafalchi statali inaccettabili e rappresentano un vero freno per lo sviluppo. Ma ci vorrebbe la cultura per capirlo» aggiungo.

L'attacco di Galli era partito il 29 aprile quando si era avuta notizia della chiusura di Brera. Poi l'assessore era tornato alla carica Primo maggio. «Quando rivendico la regionalizzazione della gestione organizzativa dei siti considerati dall'Unesco come un "patrimonio dell'umanità", e la Lombardia ne ha ben 11 su 54 - aveva detto - me ne sento dire di tutti i colori. La reazione più soft è un ironico sorriso di sufficienza».

«Secondo voi funzionano? - aveva chiesto retoricamente - Possono essere utilizzati come una leva per lo sviluppo culturale, sociale ed economico della Regione? Che vergogna: là dove c'è sovrintendenza non c'è sviluppo! Questa è la verità».

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