«La Regione ci rimborsi in stile Obama»

L'istituto di Veronesi chiede finanziamenti in base alle guarigioni

L'era della vecchia chemioterapia devastante e super aggressiva è finita. Ora le cure contro il tumore sono a danno zero e studiate su misura in base al Dna dei pazienti. Ecco le nuove frontiere dello Ieo per assistere i malati oncologici. Accanto alle novità sulle cure, l'istituto di Veronesi propone anche una rivoluzione per determinare i rimborsi delle prestazioni sanitarie, superando la logica degli attuali finanziamenti regionali e fissando altri criteri. L'istituto in sostanza fa ad apripista anche per gli altri ospedali e punta a misurare i risultati degli interventi, con la tecnica della «medicina del valore» in stile Obama: il rimborso va calibrato sulla guarigione del paziente e non solo sulla prestazione di per sé.

«Ancora oggi - spiega Massimo Monturano, risk manager dello Ieo - i Drg (rimborsi a prestazione) uguali per tutti gli ospedali, penalizzano i centri che offrono cure migliori con meno problemi e ricadute per il paziente e abbattimento dei reali costi diretti e indiretti. Si tratta di passare dalla logica delle prestazioni e dei volumi di attività a quella dei concreti risultati di salute». Ad esempio, per valutare il rimborso per l'intervento di tumore alla prostata va valutata la qualità di vita del paziente negli anni successivi all'operazione. Quindi ha senso investire in un intervento tramite robot - seppur più costoso - se porta risultati migliori. Questo significa ridurre i costi di assistenza al paziente nel corso degli anni.

Per sviluppare questi nuovi parametri da proporre a livello regionale è stata siglata un'intesa col Cergas, il centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria sociale dell'università Bocconi. Mentre l'ad Mauro Melis smentisce le voci sulla vendita dell'istituto, in laboratorio ci sono parecchie novità. Ad illustrare il piano di sviluppo clinico scientifico per i prossimi cinque anni è Roberto Orecchia, direttore scientifico che ha preso il testimone di Umberto Veronesi e che da sempre ha lavorato al suo fianco. «Puntiamo a cure a danno zero - spiega Orecchia che da aprile lascerà il ruolo di responsabile della Radiologia per dedicarsi solo alla direzione scientifica - cioè con impatto minimo. Già il 70% dei pazienti Ieo riceve cure mini invasive come chirurgia robotica, radioterapia mirata, chirurgia giornaliera. Per il 95% delle pazienti con tumore al seno viene dimezzata la durata della radioterapia». Non solo, già 500 pazienti con cancro della prostata vengono operati ogni anno con chirurgia robotica; 4.500 pazienti (sui 13.500 totali) hanno potuto far ricorso al ricovero di un solo giorno.

I ricercatori dello Ieo studiano anche il Dna per trovare cure su misura e ridurre i livelli di tossicità delle terapie. «Una piattaforma di 200-300 geni - spiega Orecchia - ci può dare indicazioni per selezionare il farmaco più adatto o per utilizzare in alternativa alla chemioterapia (come già all'Ieo si fa per il 25% dei pazienti) i nuovi farmaci molecolari diretti al gene-bersaglio». La strada non è in discesa, però, perché mettere a punto il profilo genomico costa intorno ai mille euro. «E se la Regione Lombardia non dovesse rimborsarlo, lo Ieo andrà avanti, trovando le risorse» assicura il direttore che vede in questo test la vera rivoluzione della cura.

«Siamo il primo centro in Italia - ha detto - a realizzare questa impresa ambiziosa. Già oggi il 25% dei pazienti Ieo riceve trattamenti biologici in alternativa alla chemio, e questa percentuale può essere aumentata con la conoscenza del profilo genomico».

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