Niente raccolta di firme per Gabriele Albertini, il partito degli ex An, la lista (anzi le liste) di Umberto Ambrosoli, la lista Di Stefano, la lista Maroni. Fantapolitica? No, una possibilità molto concreta presente nei regolamenti della legge elettorale lombarda.
Domani si riunisce per l'ultima volta il consiglio. E presto saranno indette le elezioni per scegliere il prossimo presidente della Regione con gli ottanta consiglieri. Una data importante non solo per il futuro politico della Lombardia ma anche per la campagna elettorale. I nuovi gruppi consiliari possono essere formati solo prima dell'indizione dei comizi elettorali. E non si tratta di formalità.
Secondo la nuova legge elettorale appena modificata in Lombardia, i gruppi già rappresentati in consiglio non hanno bisogno di raccogliere le firme necessarie per le candidature. Un impegno pesante anche per partiti ben strutturati come il Pdl, come dimostra la vicenda delle firme false finita nei tribunali. Per costituire un gruppo bastano tre consiglieri. Unico limite: fare in fretta, prima del via al voto.
Con o senza gruppo, Gabriele Albertini sembra deciso ad andare avanti. E già battibecca con Ambrosoli: «Tendo a sottolineare l'impegno autenticamente civico rispetto al suo». In ogni caso, Albertini avrebbe già consiglieri disponibili ad aprire un gruppo a suo nome. È il caso del vicepresidente del consiglio regionale, Carlo Saffioti, azzurro di area liberal. «Albertini ha già detto che non intende candidare politici, ma il fatto di costituire il gruppo non significa essere candidati. Lui poi potrebbe usare la lista come crede» spiegano nei corridoi del Pirellone.
E non mancano i consiglieri di An che sarebbero pronti a staccarsi dal Pdl per costituire una nuova lista. Stesso discorso anche a sinistra: il trucco potrebbe rivelarsi un modo efficace per evitare la raccolta delle firme e anche per moltiplicare il numero di liste, che sembra una delle tendenze forti della prossima campagna elettorale.
Le trattative tra Lega e Pdl continuano. Il coordinatore regionale del Pdl, Mario Mantovani, dopo l'incontro tra Roberto Maroni e Silvio Berlusconi, insiste perché l'accordo sulla Lombardia e a livello nazionale sia contestuale: «Non cediamo la Lombardia se non in cambio di qualcosa a livello nazionale. Visto che la Lega dice di tenere al Progetto Nord, devono almeno sostenere la linea nazionale del Pdl».
Mantovani rilancia: «Se non accettano l'accordo con il Pdl che li porterebbe a competere per vincere davvero in Lombardia, vuol dire che sono tiepidi sul progetto Nord.
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