La Regione vuol chiudere le moschee

Dopo le stragi, Maroni segue la linea dura del premier tunisino. In città rafforzati i controlli

Il presidente della Regione Lombardia attacca, il prefetto preferisce non rispondere. Dopo gli attentati terroristici che hanno sconvolto tre continenti e causato la morte di 37 persone, di cui molti europei, Milano e l'Italia fanno i conti con l'allarme terrorismo. E con le polemiche politiche. Venerdì sera il prefetto Francesco Paolo Tronca ha convocato il comitato per l'Ordine e la sicurezza per «verificare l'opportunità di un ulteriore innalzamento dei livelli di sicurezza».

Risultato? «È stata decisa la massima intensificazione delle misure di sicurezza presso gli obiettivi sensibili». Ma per l'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni, non basta: «Il capo del governo tunisino ha deciso di chiudere ottanta moschee: quando lo dice la Lega veniamo accusati di essere dei beceri razzisti. Bisogna prendere esempio da ciò che sta facendo il presidente tunisino e fare anche in Italia così».

A fare paura a Milano è il bando per l'assegnazione dei luoghi di culto del Comune, che ha messo a disposizione tre aree, via Esterle (zona via Padova), Lampugnano (al Palasharrp) e via Marignano (al confine con San Donato).

Chi dice 25mila persone, quelli che osservavano dal palco di Porta Venezia, chi 100mila - il Comune e gli organizzatori della manifestazione. Di fatto, per celebrare l'orgoglio omosessuale, si sono riempite le vie della città. Una ricorrenza ancor più sentita per la decisione degli Usa di riconoscere il diritto al matrimonio gay. Tra i primi ad arrivare davanti alla stazione Centrale gli assessori comunali. Alle 16 la carovana si è mossa. Lunga anche la lista delle bandiere e gruppi partecipanti: anche associazioni di atei, ambientaliste, partiti centrosinistra, una rappresentanza di Google, artisti vari. Ivan Scalfarotto, sottosegretario renziano del Pd, ha garantito che la legge sui diritti civili è «in discussione in Parlamento». Ma ha suscitato reazioni polemiche. «Non siamo qui per fare pubblicità agli Scalfarotto - ha ribattuto Cristina Gramolin di Arci Lesbica: anche perché stanno cucinando una legge vuota. Il movimento non vuole una leggina solo per dire al mondo che l'abbiamo anche noi».

Basta allontanarsi di qualche chilometro dal Decumano di Expo per scoprire le bellezze della Lombardia: dal giardino «degli spruzzi» di Villa Litta a Lainate al museo delle pompe di benzina a Tradate. Sei proposte a un'ora di tragitto al massimo.

Regione in campo per far si che il Gran Premio

d'Italia si continui a correre a Monza. Sono ormai due anni che Bernie Ecclestone minaccia di indugiare sulla firma per il proseguo del Gp d'Italia. Allora via a una raccolta di firme e a un sos per coinvolgere anche la Ferrari.

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