Cronaca locale

Renzi corre a "condonare" la veranda abusiva di Gori

Il premier domani a Bergamo per salvare il candidato del Pd scavalcato da Tentorio

Cristina Parodi e Giorgio Gori
Cristina Parodi e Giorgio Gori

All'ex guru Gori quella veranda abusiva in Città Alta costerà cara. E allora domani ad aiutarlo arriva a Bergamo quel Matteo Renzi che lo liquidò dopo la sfida a Pierluigi Bersani per la scalata al Pd. Una bella gatta da pelare quest'ennesima gaffe dell'ex direttore di Canale 5 che come tanti fatti straricchi da Mediaset ora dice «sono della sinistra che sgobba e di Berlusconi non condivido nulla». Perché i sondaggi vedono salire il sindaco Franco Tentorio appoggiato dall'intero centrodestra Lega compresa e colare a picco l'enfant prodige della televisione, rapidamente invecchiato una volta entrato in politica. Di cui ha già imparato i vizi, a cominciare dal «tengo casa» su cui in tanti son già scivolati, pur non essendo ancora riuscito a sedere non su una poltrona, ma nemmeno su uno strapuntino. Perché alle primarie del Pd nel 2012 riuscì nella straordinaria impresa di arrivare quarto su quattro. Dette la colpa a Renzi che non l'aveva appoggiato e fu poi depennato da capolista all'assemblea nazionale del Pd. Ma candidato al senato nella alle politiche del 2013, rimase ancora ufuori. Per farlo correre questa vota il Pd ha dovuto fargli terra bruciata intorno, tanto che quelli di Pippo Civati si sono lamentati «per la mancanza di un confronto interno prima della scelta del nome». Per cui c'è da vedere se ora, dopo non essere riuscito a convincere quelli del suo partito, riuscirà a convincere la maggioranza degli elettori bergamaschi in questi giorni piuttosto turbati dalla vicenda del suo abuso edilizio e dai problemi con le tasse.

Perché se quando è stato pizzicato a posteggiare (non una sola volta) il suo ingombrante Suv in un'area destinata ai disabili nella centralissima via Ghislanzoni, l'inciviltà è stata subito declassata a incidente porgendo scuse, ma definendo (chissà perché) «squallida» la foto che lo denunciava, ora l'asticella dello spregio delle regole si alza dopo la denuncia del consigliere leghista Daniele Belotti e il verbale della polizia locale. «Dalla verifica dei titoli menzionati - c'è scritto - si evince che il manufatto rilevato non è riconducibile al portico indicato e definito nei predetti titoli essendo stato evidentemente oggetto di lavori di prolungamento/rifacimento in assenza di titoli abitativi». La conferma dell'abuso commesso nella villa di via Porta dipinta di proprietà sua e della moglie Cristina Parodi dove il portico è stato allargato e trasformato in veranda chiusa senza l'autorizzazione del Comune. Ora tocca alla procura decidere se aprire un'inchiesta nei confronti di Gori e della Parodi oppure chiudere il caso con la prescrizione perché l'abuso è stato commesso oltre quattro anni fa. Ma non basta. Perché a spuntare sono anche un pergolato in ferro coperto da roseto e una casetta prefabbricata nell'area verde vincolata. A cui vanno aggiunte le ipotesi di evasione di Iva e tassa sulla casa. «Nessuna evasione», si è difeso Gori. «Forse «l'interpretazione di una detrazione aggiuntiva da parte di mia moglie». Per molto meno l'olimpionica Josepha Idem fu costretta dal Pd a dimettersi da ministro.

Gori, invece, continua a voler fare il sindaco di Bergamo.

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