Altro che «rottamatore»: un carrozziere. Più che a mandare in pensione le vecchie macchine della politica, Matteo Renzi sembrerebbe intenzionato a farle tornare in pista con una bella riverniciata. «Panorama» ha pubblicato le liste dei candidati renziani che corrono in Lombardia per l'assemblea nazionale del Pd, e dentro il partito si è scatenato un putiferio. Per i nomi, ma soprattutto per quella «glossa» che indica, accanto alle generalità, l'«area» di appartenenza, ovvero la corrente interna cui i candidati fanno riferimento. Per i suoi più accesi critici, è la dimostrazione che il sindaco di Firenze ha compiuto una metamorfosi politica e ora è l'uomo che garantisce tutte le correnti del partito e tutti i vecchi big (o quasi): i veltroniani, i lettiani, i fransceschiniani, perfino i bindiani.
La premessa è che l'8 dicembre gli elettori sceglieranno il nuovo segretario del Pd con le primarie. E in base al risultato finale che decreteranno i gazebo, si formerà anche l'assemblea nazionale del Pd, l'elefantiaco parlamento interno composto da un centinaio di membri di diritto e da altre mille che saranno eletti nei vari collegi territoriali. L'elenco comparso sul sito internet del settimanale contiene dunque i nomi che la mozione Renzi schiererà anche a Milano e Provincia. Ci sono alcune conferme, ma anche sorprese; antichi estimatori del sindaco e nuovi sostenitori; fedelissimi e anche uomini che fanno riferimento agli altri big del partito. O anche «fuori quota». E «indipendente» è il primo nome dell'elenco: il candidato di Milano centro, Stefano Boeri, già avversario di Giuliano Pisapia alle primarie per il sindaco e poi in giunta, da assessore. Altra «fuori quota» è la candidata di Milano zone 4 e 5: Alessandra Kustermann, primaria alla Mangiagalli, già candidata alle primarie del centrosinistra per il Pirellone. E poi i deputati milanesi Emanuele Fiano («Areadem»), Vinicio Peluffo (veltroniano) e Marilena Adamo (idem) e gli assessori Pierfrancesco Maran (renziano) e Marco Granelli. Proprio la sua presenza ha destato sorpresa: non era affatto scontato che anche un amico di Rosi Bondi potesse correre per Matteo Renzi, visto che fra il sindaco toscano e la toscana ex ministro della Salute non corre(va) buon sangue: «È la dimostrazione che le liste non sono state scritte con il bilancino o con il manuale Cencelli - commenta Eugenio Comincini, che resta il braccio destro di Renzi a Milano e in Lombardia - in ogni caso quell'elenco non è stato compilato da Renzi, è pretestuoso attribuirlo a lui direttamente».
Comunque è la prova che Matteo non si fa davvero mancare nulla e ora riesce a garantire tutti. O quasi.
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