E chissà se non fosse venuta «in forma privata» cosa avrebbe fatto, Susanna Camusso. Perché la segretaria della Cgil, materializzatasi ieri a sorpresa nel corteo milanese per il 25 aprile, dopo avere spiegato di trovarsi lì come semplice cittadina, ha iniziato a esternare su qualunque tema gli venisse sottoposto. Colpa dei cronisti, certo, che l'hanno immediatamente cinta d'assedio. Ma lei non si è tirata indietro. A costo di rubare un po' la ribalta al collega Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, che in base agli accordi tra le tre confederazioni era stato designato a parlare dal palco di piazza del Duomo.
Angeletti, a quanto pare, non se l'è presa per niente: «Susanna Camusso aveva tutti i diritti di partecipare al corteo», fanno sapere dallo staff del leader della Uil. Certo, alla fine l'effetto della presenza congiunta è risultato un po' comico, con l'oratore ufficiale che diceva una cosa ai taccuini dei cronisti, e poi i cronisti correvano dalla Camusso che diceva l'esatto contrario. Per cui Angeletti dice che sul piano degli arabi per l'Alitalia «dobbiamo essere ottimisti perché quella soluzione è in grado di rilanciare non solo Alitalia», e subito dopo la Camusso dice che «noi continuiamo a non aver visto il piano di Etihad»; neanche il tempo per Angeletti di dire che nel piano del lavoro del governo «è razionale l'idea di ridurre le forme contrattuali», ed ecco che la Camusso gli ribatte a distanza che «nel decreto sul lavoro si continuano a moltiplicare le forme di precarietà». E così via.
Solo la Camusso sa perché abbia scelto di andare a sfilare in piazza a Milano. L'anno scorso, per esempio, aveva preferito partecipare alla commemorazione della Liberazione vicino Marzabotto, insieme al presidente del Senato Pietro Grasso. Di sicuro c'è che la scelta di ieri, con bagno di folla assicurato, ha garantito alla segretaria quel po' di visibilità popolare di cui in questo momento ha molto bisogno: tra dieci giorni a Rimini comincia il congresso della Cgil e per la segretaria non sarà una passeggiata, dopo le contestazioni assai aspre di cui è stata bersaglio da parte della sinistra interna, che è arrivata a mettere in dubbio persino la regolarità del voto. E gli applausi che ha riscosso ieri in piazza l'avranno certamente confortata.
Fermo restando che c'è un altro scenario: quello di una Camusso che tra due anni, se Giuliano Pisapia scegliesse di non ricandidarsi, corre per il Pd alla carica di sindaco di Milano. L'abbraccio di ieri tra Pisapia e Camusso è stata la prova generale di un passaggio di consegne?
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