Le rifiutano il massaggio E la 50enne fa scoprire un centro prostituzione

La donna era stata cacciata da una cinese Blitz dei vigili dopo la sua segnalazione

Chiara Campo

Si saranno pentite di averle chiuso la porta in faccia. Una milanese di circa cinquant'anni voleva solo rilassarsi e riprendersi dal mal di schiena. Si è fermata davanti alla vetrina di un centro massaggi di via Cermenate (in zona 5), ha consultato il listino esposto in vetrina ed è entrata per prenotare un trattamento terapeutico. La titolare del negozio, una cittadina cinese, le ha negato il massaggio e l'ha allontanata in malo modo e piuttosto frettolosamente, un atteggiamento che ha ovviamente insospettito la donna e l'ha convinta a segnalare l'episodio alla polizia locale. Gli agenti del Nucleo Antiabusivismo si sono appostati per circa un mese davanti al centro di via Cermenate, hanno osservato i movimenti dentro e fuori dal centro e non ci hanno messo molto a intuire che si trattava di uno schermo, come spesso accade nel caso di spa e centri estetici orientali in periferia.

Lo scorso 11 ottobre intorno alle 22.30 sono intervenuti con un blitz, d'accordo con la Procura della Repubblica di Milano. Dietro alle vetrine si nascondeva un vero e proprio centro di prostituzione, era possibile concordare ogni tipo di prestazione sessuale sia prenotando al telefono che tramite internet.

I vigili hanno sorpreso all'interno del centro due ragazze in abiti succinti sedute sui lettini in attesa di possibili clienti, una terza giovane all'interno di un piccolo vano stava offrendo una prestazione sessuale a un cliente, un cittadino italiano. Gli agenti hanno poi trovato e sequestrato decine di profilattici nascosti in una vasca da bagno e dentro ai termosifoni (nella foto) e anche denaro che clienti identificati sul posto avevano pagato alla titolare del centro massaggi in cambio delle prestazioni. La polizia locale ha riferito quindi che la donna, che è stata indicata dai clienti come l'organizzatrice delle attività illecite, è stata denunciata per sfruttamento della prostituzione in violazione della legge Merlin. Era lei, hanno spiegato, a gestire l'attività delle ragazze e a ricevere materialmente il pagamento dai clienti prima che si ritirassero con le finte massaggiatrici.

Le giovani peraltro lavoravano nel centro in nero, senza un regolare contratto di lavoro che mascherasse almeno formalmente l'attività, e presentata ai vigili come massaggiatrici non sono state in grado di presentare un diploma o un'altra qualifica idonea alla pratica dei massaggi.

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