Rileggendo Agostino dove il Santo si convertì

Rileggendo Agostino dove il Santo si convertì

«A Milano incontrai il vescovo Ambrogio... Mi accolse come un padre e gradì il mio pellegrinaggio come un vescovo. Io pure presi subito ad amarlo, dapprima però non certo come maestro di verità, poiché non avevo nessuna speranza di trovarla dentro la Tua Chiesa». Le parole sono di Agostino, sulla cui conversione da una vita peccaminosa alla strada per la santità si sono scritti fiumi d’inchiostro, rotolati chilometri di pellicole e invasi archivi digitali. Agostino appassiona, è vivo. E il suo rapporto d’amore con Milano, con i santi Ambrogio e Simpliciano è sempre ricco di sorprese.
Le storie di Agostino saranno lette e musicate questa sera proprio nel giardino della Cattolica in cui la tradizione colloca la sua conversione più nota, l’episodio del tolle lege sotto il fico. «Piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Mutai d’aspetto all’istante e cominciai a riflettere. Tornai al luogo dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo (Paolo, ndr). Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: «Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie...».
Tutto ciò accadde, pur con l’imprecisione che hanno le identificazioni topografiche dei luoghi storici, nel giardino di santa Caterina dell’Università cattolica, comunemente noto come giardino delle vergini, perché nelle giornate di studio possono entrare solo fanciulle. Tra quegli alberi oggi, giovedì 10 maggio alle 18 e 30, saranno letti, naturalmente per entrambi i sessi, i brani tratti dall’opera di Agostino. Le musiche di accompagnamento sono di Schubert, Bach, Beethoven, Mozart (l’ordine è rigorosamente di esecuzione) e sono state scelte dagli studenti che hanno collaborato all’allestimento.
Parteciperà al reading la piccola chiesa di sant’Agostino, già frequentata dal Petrarca ma invisibile ai più che passano dalla via Lanzone su cui si affaccia, e che per l’occasione farà gli straordinari notturni: sarà aperta fino alle dieci di sera. La chiesetta confina con l’area del giardino e ospita sulla facciata una lapide che ricorda il battesimo di sant’Agostino, «chiamato alla luce della fede per mezzo di sant’Ambrogio».
L’appuntamento fa parte di una più ampia mostra a pannelli ospitata fino al 12 maggio nel primo chiostro della cattolica, dal titolo «Sant’Agostino. Si conosce solo ciò che si ama» (dal lunedì al venerdì 9,30 -18,30, sabato 9,30 -12,30). Il curatore è don Giuseppe Bolis, professore di Introduzione alla Teologia, che ha dedicato ai contenuti dell’allestimento un libro (edito da Piccola casa Editrice) che raccoglie anche le catechesi di Benedetto XVI su Agostino. Una particolarità dell’esposizione è che i visitatori possono avere, come guide personali, studenti dell’Università che hanno approfondito il tema.
Solitamente si indugia sulla giovinezza disordinata del vescovo di Ippona, tra «le polle della pubertà» e «la concupiscenza della carne» su cui piange nelle sue Confessioni: «Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle Tue creature». Agostino va poi a convivere con una donna a cui resta legato per quasi quindici anni e che gli darà un figlio, Adeodato, dato da Dio. «Ancora in quegli anni tenevo con me una donna, non posseduta in nozze, come si dicono, legittime, ma scovata nel vagolare della mia passione dissennata; una sola, comunque, e a cui prestavo per di più la fedeltà di un marito» racconta ormai al fondo del suo lungo percorso di avvicinamento a Cristo e alla sua Chiesa.
C’è questo, la conversione della carne. Ma nelle parole di Agostino su Ambrogio, il vescovo padre della Chiesa ambrosiana, si leggono le tracce di una conversione forse ancora più tormentata, il passaggio lento e faticoso dal libero pensiero ormai in crisi con il manicheismo al momento in cui la ragione, alla ricerca incessante della verità, si lascia attrarre dalla Chiesa di Cristo. Ambrogio gli era sempre piaciuto, ma i motivi erano affettivi: il vescovo era «una persona che mi mostrava benevolenza». E mondani: Agostino era attratto dalla virtù oratoria del vescovo Ambrogio. Poi la svolta, dall’ardore per la Verità nelle tenebre del dubbio alla ragione che finalmente si apre alla fede.
Lo studio di Giuseppe Bolis sottolinea anche la relazione di Agostino con Simpliciano, il vescovo successore di sant’Ambrogio. Spiega don Bolis: «Dietro le grandi conversioni del IV secolo c’è Simpliciano. È a lui che Ambrogio fu affidato dal padre. Anche dietro la conversione del retore Mario Vittorino, assai noto ai suoi tempi, c’è Simpliciano.

E dietro la conversione di Agostino c’è Simpliciano, perché Agostino non frequentava personalmente il vescovo Ambrogio, soprattutto lo ascoltava predicare Era sua mamma, santa Monica, che andava tutti i giorni da Ambrogio, a tirargli la giacchetta per il suo bambino».

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