A rischio 195 posti I partiti vogliono salvare i dipendenti

A traballare sono i contratti dei collaboratori dei gruppi Battaglia tra i grillini e il Pd

Maria SorbiUn conto sono gli sprechi, un altro i posti di lavoro. La Regione Lombardia mette le mani avanti ed ora che si avvicina il referendum sulle riforme costituzionali, lancia l'allarme sui contratti del personale dei gruppi consiliari. Con il taglio di fondi imposto dalla riforma, al Pirellone verrebbero a mancare i soldi per gli staff che affiancano i politici per cui oggi si investono circa 4,6 milioni di euro. E rischierebbero il posto 195 persone, dalle segreterie agli uffici legali e di comunicazione. Si tratta di professionisti fondamentali al funzionamento della macchina regionale. Che scrivono i testi delle leggi e che si destreggiano tecnicamente nei cavilli burocratici. Che rappresentano, insomma, il «dietro le quinte» di tutto il lavoro che confluisce nell'aula del Consiglio regionale. Dopo il taglio ai vitalizi per i consiglieri, dopo il taglio ai rimborsi per le spese di rappresentanza, dopo il tetto alle spese voluto da Monti, ora arriva anche la scure sul personale. A sollevare la questione è il capogruppo della Lega Nord Massimiliano Romeo. «Vorrei far notare - spiega - che i lombardi pagano già 54 miliardi di tasse in più rispetto ai servizi che ricevono dallo Stato. Non è giusto che ora vengano messe a rischio le professionalità che lavorano in Regione. Piuttosto, i parlamentari comincino a tagliare i loro stipendi o a rinunciare ai loro vitalizi. Non si faccia ricadere tutto sulle Regioni». Del rischio licenziamenti parleranno i vari gruppi, per ora in una riunione informale. Una delle ipotesi da valutare è la possibilità di stabilizzare i vari collaboratori dei gruppi facendoli assumere dalla Regione. In modo tale che non abbiano più contratti «a mandato politico» ma vengano diventino dipendenti. «Siamo convinti - spiega il capogruppo del Pd Enrico Brambilla - che i consiglieri regionali debbano poter lavorare meglio e per farlo i collaboratori sono necessari. Dire che non è così è cedere alla demagogia. Stiamo lavorando a una proposta che farebbe risparmiare soldi al Consiglio regionale perché prevede un fermo agli ingressi e una progressiva diminuzione dei costi per il personale».Si prenderà in considerazione anche l'esempio di quanto accaduto in altre Regioni, dalla Puglia alla Sicilia. «Vogliamo mettere l'assemblea lombarda sullo stesso piano di quella delle altre Regioni - spiega Brambilla - dove provvedimenti analoghi sono stati adottati in passato, e anche del Parlamento, dove nessuno si sogna di eliminare gli staff dei gruppi».Il ragionamento non piace affatto ai grillini che prendono una posizione netta contro la manovra salva-dipendenti e che pretendono piuttosto assunzioni attraverso i bandi. E ne fanno una questione di principio, ovviamente senza avere nulla contro i collaboratori. «Mentre a Roma il Pd di Renzi distrugge la nostra Costituzione - spiega il capogruppo dei Cinque Stelle Stefano Buffagni - il Pd lombardo pianifica di stabilizzare a spese dei cittadini il personale politico dei gruppi consiliari, con l'avvallo della Lega di Maroni. E' inaccettabile procedere all'assunzione del personale politico in un ente pubblico senza prevedere concorsi pubblici. E' una proposta incostituzionale per sanare le schiforme dell'accentratore Renzi». Non è così, sostengono i grillini, che si cancella «un passato fatto di sprechi e spese pazze».

Ovviamente anche il movimento Cinque stelle vuole difendere il posto di lavoro dei collaboratori, spesso preziosissimi, del Consiglio: «I budget sono già stati ridotti da quando siamo nelle istituzioni, ma queste furbate per noi sono intollerabili». Da qui la richiesta al Pd di un atto di coraggio: «Trovi le forze di andare contro al governo Renzi».

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