Rom, baby gang e degrado: la rabbia delle periferie

Al parco Trapezio i resti delle feste notturne. I bagni dei nomadi nel Naviglio

Elena Gaiardoni

I rom si insaponano e si lavano nel Naviglio in zona San Cristoforo. Nel parco Trapezio, al quartiere Santa Giulia, i ragazzi della movida si divertono a lasciare cocci di bottiglia anche nelle aeree dedicate ai bambini o ai cani. Al laghetto del parco Portello muoiono le rane e la lavanda. I milanesi non smettono di segnalare le cose storte. Lo fanno per amore della loro città. Lo fanno perché non accettano che non esistano regole per impedire alle persone senza educazione di portare inciviltà e immondizia come gli pare e piace.

La periferia soffre. Calpestata. Invasa da scorribande e dimenticanze che la spengono. La periferia dovrebbe essere le arterie pulsanti che alimentano il cuore di una città, che infondono energia al centro che, preso dalle sue corse, è «svuotato» dalla pesantezza del traffico e del lavoro. Invece la cintura esterna continua a essere mediocre terra di nessuno, dove tutti credono che sia terra propria, per fare i loro «porci comodi» a volontà. I rom fanno grigliate lungo la ferrovia su via Pesto angolo San Cristoforo, dormono lungo la ferrovia, usano le acque del Naviglio come un bagno, in tutti i sensi.

Di tanto in tanto la polizia ferroviaria mette in atto degli sgomberi, sequestrando parecchia roba rubata. A che serve se il controllo non è costante? Gli zingari ritornano. Ma sono «zingari» anche i milanesi che sul Naviglio attuano il posteggio selvaggio, soprattutto nei pressi della Canottieri Olona. I residenti si lamentano di non potere neppure posteggiare nei loro box auto. Ma anche qui: controlli zero, secondo una regola non scritta ma più che evidente: in un luogo tutti hanno ragione tranne chi che lo abita. Vale per i residenti a San Cristoforo e per quelli al parco Trapezio, vittime di una banda di una ventina di ragazzi, d'età intorno ai 15 anni, che prende il parco per una pista dove sfogare, da ubriachi, gli istinti primordiali. Si dilettano a danneggiare il parco giochi dei bambini, dove lasciano cocci di bottiglia di alcolici insieme a escrementi. Perché gli abitanti dovrebbero avere il diritto di pretendere che la zona sia tenuta bene, visto che a loro serve per viverci? I diritti dei giovani teppisti sono libertà, le necessità di chi usufruisce del parco una quisquilia di cui nessuno si preoccupa. La democrazia è il diritto dei più incivili.

Perché chi vive vicino al laghetto del Portello dovrebbe pretendere che il laghetto sia sano? Non è la prima volta che si lamentano delle malattie del ranocchio smeraldino, una specie protetta, a causa dei rifiuti che vengono gettati dentro l'acqua. Non è la prima volta che si accorgono che il sistema di irrigazione non funziona, l'erba e i fiori di rosa e di lavanda sono stecchiti come scheletri di cespugli in mezzo al deserto. Non è la prima volta che chi passeggia vicino al laghetto trova rane morte. Ma gli zingari continueranno a lavarsi nel Naviglio a San Cristoforo così come gli anfibi muoiono al Portello.

Tanto, le dame e i damoni che passeggiano in via Montenapoleone li vedono? No. Allora a chi importa. A chi ci abita? Ma gli abitanti non fanno testo. Sulla scacchiera di una città gli abitanti sono i fanti che vengono abbattuti da tutti.

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