Roma assente alla Prima «Cultura batte politica»

«Andrea Chénier», troppe defezioni istituzionali Per intellettuali e politici equilibrio da rivedere

(...) suscitato più di qualche perplessità. Negli ultimi anni sembrano perdere di significato anche le contestazioni di piazza, che da sempre fanno da contraltare alla sfarzosa serata di Sant'Ambrogio.

«Resta l'amarezza per il Teatro alla Scala e per i milanesi - osserva l'assessore alla Cultura della Regione Lombardia Cristina Cappellini -. L'anno scorso il premier saliva al Colle per dimettersi proprio mentre si alzava il sipario, quest'anno l'assenza del governo a cosa è dovuta? Mancanza di interesse? Non è stato un bel gesto». «La prima è una vetrina per tutta Italia - osserva Massimiliano Finazzer Flory attore e titolare alla Cultura con il sindaco Moratti - e quindi è responsabilità del governo trasformare l'evento in un'operazione di marketing etico internazionale. La Scala gode di finanziamenti pubblici e la politica ha anche il compito di vedere che cosa si mette in scena». Non solo, attorno alla Prima, per usare le parole di Finazzer Flory «bisognerebbe costruire una strategia per trasformare l'evento in una calamita per l'indotto turistico culturale della città. Il cartellone degli eventi collaterali dovrebbe essere più organico e articolato». Tradotto: l'apertura del Piermarini dovrebbe diventare l'occasione per una visita a Milano, e bisognerebbe sfruttare l'attenzione mediatica su questo evento per parlare anche della stagione del balletto o dell'Orchestra Filarmonica.

Per Philippe Daverio, assessore alla Cultura nella giunta Formentini se nel passato il 7 dicembre aveva il sapore «di una grande festa paesana, in questi ultimi anni mi sembra che il parterre si sia internazionalizzato, ed è un bene. Comunque condivido la scelta del Sovrintendente di vendere i biglietti per la serata piuttosto che vedere qualche pontefice sonnecchiare sulle rosse poltrone». Tradotto: meglio avere un pubblico pagante e interessato piuttosto che ospiti costretti a fare presenza per etichetta, ma palesemente fuori contesto. Il capogruppo di FdI in Regione ed ex vicesindaco Riccardo de Corato legge l'assenza del governo in relazione alle vicende giudiziarie del sindaco: «Le alte cariche dello Stato non si sono fatte vedere per via dei guai giudiziari del sindaco Sala. Non me lo spiego altrimenti».

La butta sulla crisi della politica il capogruppo di Noi per Milano e storico esponente della sinistra radicale Basilio Rizzo: «Mi sembra che la politica non abbia molto da sfoggiare e quindi tende a non esporsi. Non sono più i tempi in cui si usava la Prima come esposizione di potere e forza. E questo discorso vale anche per le contestazioni: un tempo erano di popolo e di massa, ora si sono ridotte solo a un rito». Dello stesso tenore il pensiero di Massimo Cacciari: «Se la politica lascia la cultura alla cultura è solo meglio».

Allarga lo sguardo all'estero l'archistar e assessore alla Cultura con Pisapia sindaco Stefano Boeri: «Negli Usa ma anche in Europa quando si parla di Prima della

Scala l'attenzione va tutta all'opera, alla regia agli allestimenti, alla performance degli artisti, nessuno conta i ministri nei palchi. E comunque credo che in questo periodo Milano viva molto bene da sola».

Marta Bravi

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