Dall'illusione della campagna elettorale, quando la sinistra a caccia di voti girava centri sociali e scuole occupate promettendo la rivoluzione, alla delusione. Dopo tre anni di giunta Pisapia passati a chiedere il conto, gli autonomi hanno iscritto anche questo sindaco nella «casta», un'istituzione a cui ribellarsi con fumogeni e bombe carta. Gli scontri in piazza Scala che domenica sono andati in mondovisione insieme al «Fidelio» testimoniano che questa maggioranza ha perso il controllo (anche) sui no global.
Stessa piazza, giugno 2011. Mentre il primo consiglio comunale dell'era Pisapia veniva proiettato su maxischermo alle spalle di Palazzo Marino, gli inquilini delle case popolari Aler insieme al centro sociale «Il Cantiere» festeggiavano il sindaco arancione e i consiglieri di riferimento eletti in aula (Luca Gibillini e l'avvocato degli autonomi Mirko Mazzali, entrambi sui banchi di Sel) chiedendo la sospensione degli sgomberi. L'ex assessore alla Casa Lucia Castellano li raggiunse promettendo un incontro al più presto. Poi ebbe inizio il grande misunderstanding, la giunta sostenne che «occupare non è reato». Dopo un'esplosione di polemiche il sindaco tentò una mezza retromarcia, ma occupanti «storici» e autonomi la presero alla lettera. Si comprende, dal loro punto di vista, la delusione per quanto è accaduto dopo. Il collettivo «Zam» sgomberato più volte negli anni, anche con lo zampino del Comune, idem il centro sociale «Lambretta», e Palazzo Marino siede al tavolo in prefettura in cui si è rafforzata la lotta contro gli abusivi.
La settimana scorsa gli stessi comitati degli inquilini e il Cantiere hanno protestato duramente davanti a Palazzo Marino. Hanno tirato le uova addosso a Paolo Limonta, braccio destro del sindaco e uomo simbolo dei rapporti tra giunta e centri sociali. Lui ha minimizzato, «si tratta di una minoranza» ma «i mesi da qui a Expo saranno un palcoscenico per chi ha motivi per contestare». Detto fatto. Le violenze in occasione della Prima sono l'assaggio. Il ministro ai Beni culturali Dario Franceschini le ha definite «un danno d'immagine nel mondo per il Paese, molti stanno decidendo ora se venire per Expo». La strategia del sindaco è minimizzare l'evidenza: «Inviterei alla prudenza sulle notizie, creare allarmismo in una situazione chiaramente difficile è errato». E «di sicuro le persone che hanno visto questo straordinario Fidelio sono state a Milano molte di più di quelle che hanno manifestato». Basta accontentarsi.
Mazzali, capogruppo di Sel, spiega che alcune aree antagonista «ritengono che sugli spazi sociali non abbiamo fatto quello che dovevamo, ma non abbiamo mai promesso la regolarizzazione dei centri sociali. Abbiamo aperto un tavolo, a cui loro hanno scelto di non partecipare».
Gli scontri davanti alla Scala, minimizza anche lui, sono «un deja vu, è così dagli anni '80 a prescindere da chi governa». E a Franceschini ribatte che «Expo è danneggiato dalla corruzione negli appalti, più che dalle scene delle proteste».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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