Erika Novarria è abituata a prenderli. Ma anche a darli. I cazzotti. È infatti una boxeur. Insomma, un pugile donna. L'ex presidentessa Boldrini o la ministra Fedeli direbbero «pugilessa». Ma la cosa non farebbe piacere a Erika, abituata a mettere ko il femminismo lessicale con lo stesso senso dell'umorismo con cui ha affrontato il destino, che qualche tempo fa aveva provato a stenderla con un uppercut. Una storia da «bordo ring» esistenziale. Protagonista, lei: Erika Novarria, atleta paralimpica di boxe.
Tutto inizia nella notte tra l'1 e il 2 maggio quando la giovane 27enne milanese subisce il furto della propria auto, ma soprattutto della protesi ortopedica custodita nel bagagliaio della macchina. Seguono nei giorni successivi appelli social perché alla ragazza venga riconsegnato l'arto protesico con cui si allena. Nessun ritrovamento ma tanta solidarietà. Un passaparola nato sul web, che ha portato a un doppio risultato: una colletta nata spontaneamente in rete e la disponibilità dell'azienda bolognese Officine Ortopediche Rizzoli (già fornitrice della protesi quotidianamente impiegata da Erika). Risultato: il sogno Erioka di tornare ad allenarsi è diventato realtà. Anche se lei, di «combattere», non ha mai smesso. Neppure quando il mondo sembrava crollarle addosso. La boxe le ha permesso di rimuovere le macere del destino e risollevare la testa.
«Questo furto è stato per me un vero dolore spiega l'atleta - perché è come essere stata privata della mia libertà e autonomia. Significa interrompere i miei allenamenti e quindi mettere in stand by la mia vita che ruota attorno alla boxe. Rimpiazzar la protesi? Non è scontato come sembra: un arto appositamente pensato, progettato e realizzato su di me non è sostituibile in tempi rapidi. Implica riadattarsi e questo richiede tempo».
Per celebrare il suo prossimo ritorno sul ring, martedì scorso presso la filiale milanese di Officine Ortopediche Rizzoli, è avvenuta la consegna ufficiale della nuova protesi (copia perfetta di quella rubata).
«Officine Ortopediche Rizzoli dichiara Alessandro Maggi, direttore generale della nota azienda bolognese ha come propria mission quella di ideare soluzioni protesiche performanti che si adattino a qualunque tipo di attività, dalla routine quotidiana all'esercizio della pratica sportiva anche a livelli agonistici. Per noi è importante che la persona trovi nelle nostre protesi un valido alleato per un ritorno alla propria autonomia e indipendenza.
Consideriamo Erika una nostra ambasciatrice, pertanto è sembrato naturale supportarla contribuendo al suo ritorno in gara più rapidamente possibile».Da vera combattente qual è, la boxeur milanese sarà presto di nuovo in gara, agguerrita più che mai a prendere a pugni la vita. Auguri Erika, appuntamento al prossimo round.
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