Una struttura «brutta e fuori contesto», i problemi con i fornitori per lo scarico della merci, il silenzio del Comune di fronte ai tentativi di avere informazioni in merito. E poi gli stand gastronomici, che non solo «ci portano via clientela, ma mi hanno creato problemi con alcuni avventori abituali: in genere amano pranzare seduti ai tavolini fuori, ora invece mi chiedono di star dentro perché infastiditi dagli odori penetranti che vengono dai baracchini».
Alla domanda sull'impatto della porta di Expo - la grande struttura in vetro e acciaio tra largo Cairoli e il Castello, inaugurata poco più di una settimana fa - Rosa Clein, 27 anni, titolare del bistrot Serendipico, all'angolo con il Foro Buonaparte, parte in quarta.
È infuriata per il modo in cui l'amministrazione comunale (non) ha comunicato con i commercianti della zona, fin dall'inizio: «Abbiamo avuto l'ingresso tappato per mesi, senza che nessuno ci avvisasse. I fornitori mi chiedevano come organizzarsi per scaricare le merci: prima lo facevano qui davanti, ma con il cantiere era tutto chiuso. Ho contattato tre volte il Comune, l'assessore Maran mi ha detto: piazza Castello non è di mia competenza, rimbalzandomi ad altri. Ma nessuno mi ha dato una risposta chiara, e il risultato è che ora i prodotti vengono depositati nella traversa di via Ricasoli, e da lì dobbiamo trasportarli dentro». Che il periodo dei lavori si stato duro per gli esercenti qui intorno lo conferma anche Vincenzo Caccavale, 29enne che gestisce il ristorante pizzeria Farinella: «Nove mesi con polvere che si alzava e rumori assordanti, ho dovuto togliere i tavoli all'esterno. Ora che la struttura è aperta spero di poterli rimettere, al massimo tra qualche settimana». «Abbiamo avuto seri problemi, c'era un ammasso di tubi che bloccava l'accesso ed era antiestetico», gli fa eco Roberto Regoli, che da oltre 20 anni gestisce con la famiglia il Bar Castello. Ma adesso che la porta di Expo è aperta (uno dei due bracci, per la verità, nell'altro è ancora in corso l'allestimento interno) Caccavale e Regoli spezzano una lancia a favore dell'iniziativa.
Dal punto di vista estetico non entusiasma (critiche illustri sono arrivate nei giorni scorsi da Philippe Daverio e Vittorio Sgabri), Caccavale però è convinto che «in ogni caso attirerà gente. Dall'Expo può ripartire non solo Milano, ma l'Italia, se non ci crediamo noi giovani chi ci deve credere?».
«Devo dire che, anche se non c'è stato per ora un aumento della clientela, l'isola pedonale qui mi sembra un fatto positivo: è vero che crea problemi con lo scarico merci ma vedo la gente passeggiare volentieri», aggiunge Regoli.
E sugli stand gastronomici allestiti intorno al Castello dice: «Forse ci rubano parte degli avventori, quelli più giovani, ma mi sembra propongano piatti mirati, provenienti dalle diverse parti del mondo, e regalano vivacità».
Certo sarebbe stato meglio se nelle iniziative fossero stati coinvolti anche loro, i ristoratori che da sempre lavorano davanti al Castello Sforzesco.
«Ci ho provato, ho scritto delle proposte al sito di Expo, ma ho ricevuto solo silenzio. Forse, come i recenti arresti dimostrano, era tutto già deciso, e se non hai l'aggancio giusto sei tagliato fuori», sbotta Jessica Clein.
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