La tavolata multietnica al Sempione rischia di diventare una pizza in compagnia più che una condivisione di cous cous e kebab. Anche Beppe Sala ieri mattina ha ammesso che le restrizioni imposte dal prefetto hanno tolto un pò di sapore all'iniziativa, «capisco le remore ma lo spirito era un pò il contrario, era bella anche dal punto di vista culturale l'idea della condivisione del cibo volante, a significare la diversità che si vuole unire». Tant'è, e a proposito di divergenze piuttosto che di semplici diversità di opinione, il sindaco ha ammesso che alla tavolata al Sempione aggiungerebbe volentieri un posto per il ministro dell'Interno Matteo Salvini. «Non l'ho invitato direttamente - ha premesso ieri - ma se volesse venire sarebbe un ospite gradito, perchè l'immagine che vogliamo dare è quella di un'integrazione non a parole ma nei fatti, non di un dibattito urlato ma della tranquillità di affrontare un problema». Anche se risponde con un no categorico all'ipotesi di fare un censimento dei rom. «Anche ai tempi di Pisapia - aggiunge - era stato fatto con un'ottica di mappa del disagio. Ci sta cuore invece la tutela dei bambini e la certezza che vadano a scuola, da questo punto di vista devo chiedere alla comunità rom di fare di più perchè è insensato che non mandino i figli a scuola come invece molto spesso succede». L'invito a tavola per il leader della Lega va di traverso alla sinistra. «Il sindaco ha un ruolo istituzionale che deve assolutamente rispettaree che l'ha portato ad affermare che Salvini sarebbe il benvenuto. Certo, io lo capisco - prova a giustificare il consigliere di Milano Progressista Paolo Limonta -. Ma io non ho lo stesso ruolo e non ho problemi ad affermare che al pranzo di sabato i razzisti non li voglio proprio. Soprattutto se sono ministri dell'Interno. E passano ogni minuto della loro giornata a diffondere odio e paura».
A Salvini che negli ultimi comizi in Lombardia ha dato l'avviso di sfratto alla sinistra, avvertendo che al prossimo giro anche a Milano tornerà a governare la Lega, Sala ribatte invece con un provocatorio «aspetta e spera». Ma con chi ricorda che proprio il leader leghista in passato (e non alle percentuali di gradimento attuali) ha confessato che il ruolo di sindaco di Milano gli piacerebbe molto, ammette che «sarebbe un competitor assolutamente temibile, vista la capacità che ha di raccogliere consensi».
E per convincere il governo Lega-M5s a candidare Milano ad ospitare le Olimpiadi invernali del 2026 il sindaco fa asse con il governatore lumbard Attilio Fontana, Il presidente della Regione ieri è arrivato intorno all'ora di pranzo a Palazzo Marino per un faccia a faccia con Sala. La deadline per la scelta del Coni (ma l'indicazione del governo sarà fondamentale) è il 10 luglio, in campo ci sono Torino e Cortina.
«Siamo assolutamente allineati e vogliamo andare avanti - assicura Fontana - è Milano che si candida ma è chiaro che una parte delle gare si farebbero in Valtellina, bisogna coinvolgere la Regione». Si sono relazionati anche sulla visita di Fontana nei giorni scorsi a Bruxellesm «Sala è interessato alle questioni sui fondi strutturali. Siamo positivi che si apra qualche spiraglio».
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