Dopo le polemiche sulla Pasqua «blindata» in Italia ma con viaggi consentiti all'estero - in aereo, treno e pure in auto - il ministro della Salute Roberto Speranza ieri ha imposto un (mini) freno, obbligo di tampone e quarantena di 5 giorni al rientro. Un pannicello, e gli albergatori italiani chiedevano piuttosto di consentire il trasferimento tra regioni con tampone in entrata e in uscita come accade per 30 Paesi Ue. Anche il sindaco ha ammesso che la possibilità di viaggiare all'estero e non in Italia «è un paradosso difficile da comprendere». Ieri si è fermato a bere un caffè da «Cracco» in Galleria e lo chef gli ha raccontato che «per motivi di lavoro doveva andare all'estero e ha verificato che tutti i voli sono pieni, quindi obiettivamente è un paradosso». Beppe Sala confida che si arrivi entro luglio a «una sorta di immunizzazione che è fondamentale, la stagione delle vacanze sarà importante per tutti gli operatori del turismo». Anche se «ci vorranno un paio d'anni per tornare ad un turismo solido». L'occupazione a Milano «nonostante il blocco dei licenziamenti è tornata ai livelli del 2014, alla situazione pre Expo - sottolinea -, abbiamo fatto un passo indietro di 5 anni. Nell'immediato conto tantissimo sui fondi del Recovery Plan per rilanciare l'occupazione. Ho già presentato i nostri progetti ai ministri più tecnici, Franco, Cingolani, Giovannini, Colao e ne parlerò con il premier Draghi. L'Italia non ha già in tasca i 200 miliardi che l'Ue mette a disposizione, li avremo quando presenteremo progetti realizzabili in fretta e andranno spesi entro il 2026/2027. I nostri progetti sono cantierabili e abbiamo dimostrato anche con Expo di avere una stazione appaltante in grado di investire quei soldi».
Dal paradosso del ponte pasquale all'estero a quello del voto. Sala ha ammesso che l'Italia «è l'unico Paese dove non si va a votare, mi sembra una cosa voluta più dai partiti che non dalla situazione». Il rinvio delle Comunali a ottobre «certamente per non è stata una cosa positiva». Il tempo potrebbe far maturare l'alleanza Pd-M5S sotto la Madonnina, anche se per ora - almeno a parole - Sala frena. L'apertura espressa giorni fa dal capogruppo grillino Gianluca Corrado «è stata inaspettata - dice -, peraltro l'ultima volta che l'ho sentito è stato il 12 gennaio. Ho sempre dialogato con loro, sono stato tra i primi a dire di guardare ai 5 Stelle perchè per governare il Paese serve il 40-45%, ma è difficile trovare una soluzione se non si pongono in maniera definitiva nell'alveo del centrosinistra». Su Milano però «non ci sono novità ed è forse la città dove il nostro percorso è più compiuto, nelle prossime settimane presenterò due nuove liste, una è Volt e svelerò componenti e logo della mia civica. La verifica che il Pd e i Cinque Stelle possano stare insieme a livello locale vedo che c'è nei fatti. Ma mi pare che si dica anche che localmente ognuno è libero di fare quello che vuole, quindi al momento non cambio la mia direzione. C'è già un numero significativo di liste. Non voglio dire che sono fiducioso o meno perchè non conosco ancora il candidato del centrodestra ma sto andando avanti».
La consigliera leghista Silvia Sardone contesta: «Sala sta facendo di tutto nell'ultimo periodo per apparire e cavalcare la propria campagna elettorale, chiaramente per coprire il suo immobilismo e gli innumerevoli danni causati alla città specialmente su sicurezza e mobilità. Ai milanesi non interessa nulla se si vuole alleare coi 5 Stelle che fino a ieri lo hanno attaccato su ogni fronte né di quali liste lo sosterranno».
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